HIT-KUNLE, In The Pot // LA BAND DEL BRASILIANO, Vol.2

Doppietta di dischi italiani, rispettivamente dal Veneto e dalla Toscana. Gli Hit-Kunle definiscono la loro musica tropical rock, e non siamo troppo lontani dalla verità del loro suono, in effetti: cadenze incalzanti e groovy, timbri secchi, una voce magnetica e suadente (“Folake Oladun”) per un risultato complessivo che che nei pezzi migliori fa pensare a certe cose di Tune Yards. Fresco e molto radiofonico il popfunk di apertura di “May I Have Some?”, dimenticabile a dire il vero il primo singolo, “Acid Fruit”. Con “Slowdown” si torna su un versante nuovamente più ritmico e le cose migliorano, pur restando attestate su una medietà non particolarmente esaltante. I pezzi sono semplici, orecchiabili, dotati di ganci melodici immediati, suonati e strutturati come si deve, ma non si va molto più in là di questo: forse sarebbe stato meglio insistere di più su certi incastri ritmici non così dissimili dal groove ossuto dei Meters, invece la scelta in fase produttiva è stata quella di assemblare qualcosa che virasse più verso il lato canzone. Con risultati in alcuni casi (“Share Your Love”, “Wildcat”) prescindibili. Chiude il programma dell’esordio del trio “Pleasing Vice”, sincopata e tambureggiante, per un disco che mostra le buone capacità di songwriting del leader ma idee non ancora perfettamente a fuoco e un suono non memorabile.

Secondo capitolo, invece, per la big band toscana La Band Del Brasiliano, più smaccatamente devota alla bibbia del ritmo in alcuni numeri (“La Verità”, il pezzo d’apertura, con un bel groove, suoni vintage d’ordinanza e aperture melodiche classicamente italiane) o al beat (“Impossibile”, filologica anche nel testo nell’abbeverarsi alla fonte, con una bella prova vocale della cantante Serena Alessandra Altavilla; “Ragazzo”, con Davide Arnetoli al microfono, forse in alcuni frangenti meno incisivo della collega). Con la quarta traccia, “Il Tema Della Gelosia”, si svela anche l’anima romantica della band, ma è solo un minuto di colonna sonora per un film struggente, poi si riparte col twist di “Eclisse Twist”, presa dal film “L’Eclisse” di Antonioni del 1962.
Stabilite chiaramente le coordinate, tra easy listening, beat e funky “nostrano” e un’attitudine pugnace e a cuore aperto che fa così Italia in bianco e nero (lo stesso immaginario che attrae e nutre la musica dei romani Wow, ad esempio), il disco continua sui medesimi binari con le atmosfere virate seppia di “Un’Ora In Più”. Il secondo lato parte invece di nuovo con il brio tutto incalzante e poliziesco di “92° Minuto”, concepita come sigla immaginaria di un programma tv (l’accostamento ai Calibro 35 è immediato), mentre “Ti Voglio”, sensuale e melodica, è il brano di discomusic preferito dalla band e nella versione originale è cantato dalla Vanoni. “Preparati Bambina” è una cover di un misconosciuto brano beat di Theodoro Re dei Poeti e sfoggia un bel tiro ed arrangiamenti incisivi, quasi un Bugo virato Sixties.

Un disco ben suonato, con qualche pausa legittima nell’ispirazione, ma con diverse frecce al suo arco, piacevolmente retrò anche nella parte testuale, capace di affascinare (camaleontica e duttile la voce della Altavilla, sapienti e puntuali gli arrangiamenti) senza accusare troppi centimetri di polvere addosso.