HIDEOUS DIVINITY, Adveniens

Nell’ambiente discografico una regola non scritta dice che il terzo album per una band deve essere quello della consacrazione. La pietra miliare a cui i posteri faranno riferimento. Ora non sappiamo se questo Adveniens si rivelerà l’apice della discografia per gli Hideous Divinity. Lo scopriremo magari fra qualche anno, resta il fatto che le nove canzoni di questo manifesto sonoro  viscerale, ma allo stesso tempo chirurgico ed epico, risultano essere il loro miglior approccio alla materia: death metal senza compromessi, senza scendere a patti con nessuno, senza nessuna divagazione sperimentale. Solo incondizionato brutal death arricchito da melodie molto ricercate e maestose. Non manca comunque la personalità tra i solchi di questo rincorrersi di violenza: la si trova negli spazi piuttosto estesi di “Ages Dies”, nella quale un’epicità progressiva si alterna a passaggi di blastbeat vorticosi. La dinamica ritmica oscura e infernale di “Angel Of  Revolution” impreziosisce il lavoro delle chitarre, che mai come in questo frangente sanno essere allo stesso tempo lama di rasoio e seta: brutalità e melodia in un alternarsi decisamente soffocante. In “Messianica” ci si sposta su lidi prettamente thrash death, con un approccio quasi punk tanto il pezzo suona marcio e slabbrato.

Cobra Verde, il secondo album degli Hideous Divinity, aveva mostrato la loro genuina aggressività, Advenies conferma la loro maestria: alla fine, in pochi anni, con professionalità e passione sono diventati una delle nuove speranze del death metal insieme ad Hour Of Penance, Fleshgod Apocalypse e Antropofagus. Si parla di un genere che non sta passando un buon periodo di salute, ma quando escono dischi così la guarigione è repentina.