HEROIN IN TAHITI, 30/4/2014

Heroin In Tahiti

Torino, Velvet Club.

Il duo romano torna dopo qualche tempo a suonare dal vivo, in modo da presentarci la nuova uscita per Yerevan Tapes, Peplum. L’occasione è buona per farmi capire di che pasta siano fatti on stage gli Heroin In Tahiti, dato che su disco li avevo già apprezzati (e intervistati ai tempi). Il Velvet è frequentato più o meno dal medesimo giro di persone e l’orario d’inizio è sempre il solito… molto tardi. Tant’è, Mattioli e De Figuereido attendono la chiusura del set di dj Ger e, dopo una breve introduzione/soundcheck, cominciano la loro esibizione. Mezz’ora scarsa, divisa in pratica in due movimenti, che affronta un discorso musicale fatto di chitarre effettate e volutamente scheletriche, e di basi di tastiera spesso suonata come se fossero rinchiusi in un lercio basement newyorkese (a tratti sembrano presi da un approccio “free”, e un pizzico folle, per dirla tutta). Il connubio è intrigante, quindi meno “scontato” di quello che potrebbe sembrare, in fondo si tratta di due strumenti che comunicano tra di loro e calcano la mano su certe atmosfere a noi conosciute (loro le chiamano, non senza un pizzico di sana ironia, “spaghetti sound”). Dicevamo del risultato: immaginatevi in un deserto, iniziate a cercare disperati dell’acqua e pensate al fatto che è sempre più complicato trovarla, ed ecco che si palesa il miraggio misto ad incubo (gli arpeggi “sudati” e lenti di Mattioli), quindi la sofferenza vera e propria per la sete (le mani convulse di De Figuereido sulla tastiera). Non a caso, verso la fine, l’esibizione si accartoccia sempre più in una forma deviata di surf music per simpatici psicotici, e non siamo nemmeno distanti da una specie di musica ballabile (è un ballo piuttosto “mentale” il loro, oltre che velatamente fisico, certo), infatti partono con un ritmo che fa muovere più di qualche corpo nel locale, e proseguono più o meno con queste modalità fino alla fine. La serata va avanti con un paio di dj-set, io riesco ad ascoltare solo pochi minuti di Matteo Pit (del giro milanese Primitive Art, il collettivo con Simone Trabucchi aka Dracula Lewis), ma è giunto il momento di tornare a casa.