HEIMITO KÜNST, S/t

Nulla sappiamo dell’identità che si cela dietro a questo progetto, che porta il nome di un personaggio uscito dalle pagine di Roberto Bolaño e che si presenta come un lavoro realizzato senza troppe preoccupazioni di fedeltà sonora lungo un arco temporale di tre anni, a partire dal 2016: una sorta di golem assemblato in modalità domestica, masterizzato da Simon Balestrazzi e pubblicato dalla neonata Dissipatio. Volendo descrivere le sette tracce a firma Heimito Künst, parliamo di drone music caratterizzata da qualche riferimento krauto, tesa (soprattutto e con straordinaria efficacia) a un piacevole ottundimento delle facoltà mentali. La rara presenza di un basso sferragliante, il violino preparato che sgocciola poche note (macchie subito riassorbite nei bordoni pigri del Farfisa), la voce pesantemente processata o pitchata giù, fino all’abisso (come in “Impala 64”, dove aleggia sinistro il fantasma di Les Rallizes Denudes), i nastri che alimentano una narrazione spettrale evocando entità non ben definite, unite a registrazioni ambientali, a percussioni ossute e al synth quasi impalpabile con il suo timido uggiolare… questo il corredo sonoro che compone un piccolo, interessante lavoro di destrezza espressionista.