THE HAUNTING GREEN, The Haunting Green

The Haunting Green

Chitarra, batteria, elettronica e voci le armi in possesso di questo duo alle prese con un interessante e coinvolgente mix di ambient e doom, che congiunge vari puntini tra passato e presente. L’insieme forma una cappa oscura ma ricca di sfaccettature, in cui estremismo e pulsione sperimentale si sovrappongono per dar vita a un immaginario dal forte impatto emotivo, che convince proprio per la mancanza di univoci punti di riferimento. Accade così di passare da scenari decadenti dal taglio cinematografico a malsane derive sludge, il tutto all’interno di un unico brano e senza fastidiose sensazioni di taglia e cuci. Il pregio maggiore di questo esordio è, infatti, proprio la capacità di creare una trama avvolgente, in grado di catturare l’ascoltatore e trasportarlo in un paesaggio onirico che – suggestione della formula a due? – suggerisce punti di contatto coi Dark Castle, sebbene qui intervenga la componente elettronica e rendere ancora più ricco e variegato l’impasto. In questo senso, appare significativo l’ascolto di “III”, in cui quest’aspetto prende il sopravvento senza far venir meno quel mood già evidenziato che funziona da fil rouge tra le varie componenti del disco. Ascolto dopo ascolto, i cinque brani rivelano nuovi particolari e si imprimono sempre più a fondo, confermando l’idea iniziale, cioè quella di trovarsi di fronte a un progetto da tenere d’occhio e di cui si spera di poter continuare a seguire le mosse. Se è vero che nulla si crea e nulla si distrugge, di certo qui non mancano l’impronta personale e la ricerca di una propria via nel percorrere determinate traiettorie, alle quali si aggiunge un’evidente attenzione al costruire composizioni ricche di pathos ed evocative. Il tutto vede la luce in duecento copie serigrafate a mano in varie combinazioni di colori (ovviamente sempre in armonia con le tinte fosche del contenuto musicale). L’attenzione è catturata, ora spetta a loro tenerla alta.