GUILHERME GRANADO GOAT UNITY, Ghost Parades

Conosciamo Guilherme Granado come figura di rilievo della scena underground e d’avanguardia di San Paolo del Brasile per i progetti a suo nome, talvolta siglati come Bodes & Elefantes, ma anche per le tante e importanti collaborazioni: insieme a Mauricio Takara in Hurtmold, come membro del São Paulo Underground (ancora con Takara e con Rob Mazurek) o di Black Cube SP.

Questo è un album incantato, onirico, narcolettico qui e là, ingarbugliato, senza confini stabiliti, che sembra procedere caracollando per risolversi invece in fughe in avanti, momenti sincopati, straniamenti e turbamenti sonori.

I richiami al Brasile sono estremamente fuggevoli, forse più a qualche musica devozionale testimone di riti sincretici (vedi ad esempio il brano che dà il titolo all’album) che a qualsivoglia corrente della musica moderna brasiliana; cionondimeno rimane un vago sapore tropicale, rintracciabile forse in qualche indolenza o in qualche esuberanza (e non sembri strana la volontaria antitesi).

Prima pubblicazione a proprio nome per la Keroxen, la bella etichetta con base alle Canarie guidata da Gonçalo F. Cardoso e parte del network Discrepant, Ghost Parades figura a pieno titolo in un catalogo colmo di meraviglie e stranezze ad alto tasso psichedelico.

All’ascolto, anche ripetuto, non si comprende – e questo è un merito del disco – il limite, il passaggio, il punto di cesura tra una musica rimodellata a tavolino con l’ausilio di campionamenti e sovraincisioni e quella creata live da più musicisti. Di indicazioni in questo senso – luoghi e date di registrazione, nomi dei musicisti coinvolti – la press release è (intenzionalmente?) priva, limitandosi a descrivere il progetto Goat Unity come risultato di una pletora di collaborazioni con musicisti vicini e lontani. Anche le ricerche in rete rimangono infruttuose.
Conviene quindi abbandonarle, rilassarsi, predisporsi all’ascolto e lasciarsi andare a un flusso sonoro omogeneo e vario, ombroso e solare, rilassato e vivace in una mirabile unità degli opposti che è forse la cifra stilistica finale di questo gran bel lavoro.