GRYKË PYJE, Crepuscular Elixirs
Di Baldruin (Johannes Schebler) vi abbiamo parlato recentemente, aprendo una porta su nuove connessioni e musiche. In questo caso Schebler unisce le forze con Jani Hirvonen, altro elemento che da più di 20 anni opera nel campo della musica più misteriosa e obnubilante, per un progetto che va avanti ormai quasi da quindici anni e che approda, coerentemente, sulla già marchigiana ArteTetra. Il suono di questo incrocio è un bizzarro quanto coerente viaggio nell’unico mondo fantastico possibile oggi. Scenario dove una tecnologia fiammante e tagliente, fredda come il vecchio acciaio, si sposa ed incrocia con l’umida esuberanza vitale di quanto ancora riesce a sopravvivere in questo mondo. Intrigante, ascoltando questi 17 brani, immaginare cosa potrà essere di loro fra 50 oppure 100 anni. Come potranno essere percepite queste visioni equilibrate fra fredda materia e vita? Questo uroboro cyborg, che tutto sembra fagocitare? Forse sarà sorpassato, forse sarà la norma, forse rimarrà rinchiuso senza essere più ascoltato. Credo però che queste visioni siano intriganti e integrative di quasi tutto quel che dovremmo coltivare: sorpresa, fantasia, magia e bellezza. Un suono alieno e fantascientifico che però sembra, invece che partire per voli pindarici e lontani, analizzare e mostrare le storture e le stranezze a noi più vicine, quasi amplificasse il nostro microcosmo facendolo apparire gonfio, buffo, inquietante. Toccante, quando una vena jazz sembra perdersi in un percorso cartoonesco oppure quando sembra sprigionarsi un’emozione calda e tenera in “Cranky Chants”. Grykë Pyje è coppia in grado di stupirci, ammansirci e bearci come davanti al più grande show della nostra giornata. Possiamo chiedere di più ad un disco onestamente?