GRAHAM REYNOLDS, Mountain
Attivo da circa un trentennio, il pluripremiato compositore e improvvisatore Graham Reynolds debutta da solista per Fire Records, per la quale nel 2020 aveva imbastito la colonna sonora re-immaginata del muto “The Lodger” di Hitchcok. È logico che i sassolini disseminati per arrivare fin qua siano tanti e spesso preziosi, dalla militanza in varie formazioni (Golden Arm Trio, Golden Hornet) alla scrittura di musiche per cinema (da segnalare soprattutto la collaborazione con Richard Linklater, per l’epocale A Scanner Darkly, per Before Midnight e il recente Hit Man), televisione, teatro e danza. Se la montagna non va da Reynolds, Reynolds va alla montagna: era giunto il momento di erigere una personale rocca d’autore. L’ispirazione viene in realtà da William Blake, che diceva: Quando uomini e montagne si incontrano, grandi cose accadono.
Gli intenti vanno però addirittura oltre, perché Mountain vuole aprirsi come una mappa socio-geografica, un racconto in note strumentali di paesaggi, promontori, splendori di traversate on the road e di fantasia. La breve intro “Monadnock” è indicativa, collocandosi nel New Hampshire della prima vetta mai scalata da Reynolds, e la rumorista “Enchanted Rock” si rifà all’omonima e rosacea catena rocciosa, posizionata nella propria terra d’adozione, il Texas, come sferzata da un vento che è quello del tamburo. Da lì si vaga per gli Stati Uniti, come il protagonista del film di Billy Wilder da cui prende titolo “The Lost Weekend” e la correlata “The Lost Weekend (Revisited)”, connesse alla passione per il jazz e le orchestrazioni classicheggianti. “Great Western” in quanto a epica melò parla da sola, ma innesta contrabbasso swingante, ritmi rocamboleschi e devianti nuance elettroniche, rammentando che, seppur in prima categoria, stiamo pur sempre viaggiando a rotta di collo. Il duo inglese Peter Talisman produce e il concittadino Jad Fair degli Half Japanese si presta ai cori, ma alle nostre latitudini farà parlare la collaborazione con la compagna di scuderia Marta Del Grandi, per l’action ballad pianistica “Linger In Silence”. Arriviamo in cima: “Mountain (Part 1)”, più romantica, e “Mountain (Part 2)”, più thrilling, sulle orme di Bernard Herrmann, rappresentano sommità gemelle.