GNAW, Barking Orders

GNAW, Barking Orders

“Abbaiare Ordini” non è solo il titolo del nuovo ep realizzato dagli Gnaw, ma anche un chiaro indizio sulla fonte di ispirazione per quello che è il suo brano centrale, un viaggio sonoro attraverso l’orrore che ribadisce le potenzialità del progetto guidato dall’inconfondibile voce di Alan Dubin. Procediamo però con ordine, con la traccia che apre il disco e che rappresenta l’omaggio agli Einstürzende Neubauten: la cover di “Kollaps”, sul cui scheletro la band costruisce ancora una volta la propria visione di industrial metal noise (o come si voglia chiamare il suo peculiare linguaggio), ricca di pulsioni ritmiche e stridore di lamiere per dare risalto alle urla, sussurri e rantoli di un Dubin sempre più protagonista della ricca trama sonora costruita dai suoi compagni di avventura.
Come anticipato, il titolo del lavoro richiama le vicende del noto serial killer Son of Sam, che affermava di prendere ordini da un cane: da lui si dipana “Rid The City”, la traccia che più di ogni altra qui conferma gli Gnaw come perfetti cantori del disagio e dei più oscuri meandri della mente umana, un tratto che avevamo già potuto apprezzare in precedenza e chiave di lettura ineludibile se si vuole far propria ed apprezzare appieno la disturbante proposta della band. Ciò che viene fuori dall’ascolto di Barking Orders nella sua interezza è la propensione dei suoi autori a far collidere un approccio sperimentale, volto anche a colpire nervi scoperti, con una malcelata naturalezza nel costruire pezzi che non si risolvano in mere prove di forza perché dotati della giusta attrattiva, di un retrogusto ipnotico che catturi e attragga – seppure morbosamente – a sé. Poco altro da aggiungere, se non constatare come dopo tre album e questo ep gli Gnaw siano riusciti ad imporre una cifra stilistica ed un immaginario autonomo, in cui suoni e rumori, cura nella confezione dei layer e volontà di colpire allo stomaco l’ascoltatore interagiscono e concorrono alla creazione di una perfetta colonna sonora per incubi metropolitani. Di certo, non un ascolto riposante o con cui accompagnare momenti spensierati, ma una sfida che vale la pena intraprendere se si ha voglia di mettersi in discussione e comprendere come il concetto stesso di musica oggi possa trascendere completamente la ricerca della bellezza intesa come canone codificato e perfezione formale.