FLU3IBE, Live In Sant’Anna Arresi

Un flauto a dire eccomi, sono un animale, ci sono anche io nella selva dei suoni, e poi un didjeridoo a reclamare il primato dei tronchi, la sovranità degli alberi. Inizia così, con un dialogo perfettamente immerso in una natura immaginaria – e dunque perfettamente reale – questo bel disco di Flu3ibe, registrato dal vivo al prestigioso festival Tra Sardegna e Jazz a Sant’Anna Arresi il 30 dicembre 2014 (noi abbiamo avuto la fortuna di essere presenti all’ultima edizione) e pubblicato dall’associazione culturale che gestisce la rassegna, in un bel vinile impreziosito dall’artwork di Re delle Aringhe.

A seguire entrano gli altri flauti (*), le spazzole a dare semplicemente una minima, efficacissima, pulsazione (è il ritmo dei passi di un uomo che si addentra meravigliato in questa foresta, chissà…): un trascinante groove da fife band (il flauto delle marching bands americane, così africano: Othar Turner, ve lo ricordate nel bellissimo The Blues: From Mali To Mississipi?) o da Roland Kirk, e si comincia nel migliore dei modi. Per proseguire con il medley tra la composizione autografa (“The Jumping Cat”, agile esattamente come un felino nello scendere e salire tra obbligati ad altissima cantabilità, sghembi ed ariosi, su cui poi si innesca un sornione groove di piano e batteria che ci porta in un balzo sui tetti della città ) e “Jean Pierre” di Davis (dall’album We Want Miles del 1981), dove Stranieri alla batteria ha modo di dimostrarsi lieve e cruciale mentre il lavoro dei flauti dà nuova linfa a uno standard forse un poco liso dall’abuso che se ne è fatto nei jazz club, dove questa musica diventa ginnastica e si scorda di essere arte.

Apre tra le nuvole e imitando quasi movenze volatili “Whitesox”, persa in spazi apertissimi e respiri larghi per poi regalare uno swing prima in 6 dopo in 11/8 (come rotolano i tempi dispari, è un miracolo, pure io che nel mio piccolo suono, ci finisco sempre, sono semplicemente, magnificamente ipnotizzanti), che ha la solennità di certo Coltrane e la discorsività fluida e obliqua di Eric Dolphy, e offre la possibilità al pianista Andrea Tarozzi di scombinare molto bene le carte prima che il groove, aereo e inesorabile, ristabilisca il suo magico dominio celeste: ritmo e matematica, ritmo, ritmo, silenzio, spazio, dinamica e matematica, e l’incanto è servito. Grande traccia. Caotici ed equilibratissimi i sentieri di “Chaotic Paths”, che può ricordare certe pagine del trio di Vijay Iyer di Historicity.

Si chiude in gloria con la scienza del groove di “Memphis Underground” di Herbie Mann, una pepita che sa di second line (le danze tipiche di chi seguiva senza suonare le marching bands a New Orleans, poi mutuato per definire un modo di dare gli accenti nel funk, e definito con sagacia da Dan Baum “la quintessenza dell’arte di New Orleans, un funerale jazz senza corpo” (Dan Baum, Nine Lives: Death and Life in New Orleans, Spiegel & Grau, 2009) e ancora riporta davanti agli occhi la mitologica figura di Rahsaan Roland Kirk (consigliatissimo il film “Sound”, dove lui e John Cage…).

Un bellissimo vinile per un progetto fresco e coraggioso, abile nel restare sospeso tra tradizione ed esplorazione, tra bop, giungla e spazio, capace di riproporre standards senza risultare per nulla noioso e catturato qui in un live divertente , ballabile e che farà stare bene chi se lo porterà a casa.

Per contatti: www.santannarresijazz.itpuntagiara@santannarresijazz.it.

Oppure

info@stefanoleonardi.it
michele@michelegori.it
stefano_benini@libero.it

(*) La formazione vede Stefano Leonardi a flauto e flauto basso, Stefano Benini a flauto, flauto alto, didjeridoo e koncovk, cioè un flauto armonico di origine slovacca, Michele Gori a flauto e piccolo, Andrea Tarozzi al piano e Nicola Stranieri alla batteria.

Tracklist

01. Plastic Vortex
02. The Jumping Cat / Jean-Pierre
03. Whitesox
04. Chaotic Paths
05. Piuma
06. Memphis Underground