FAUVE! GEGEN A RHINO

Fauve! Gegen A Rhino

Andrea Lulli e Riccardo Gorone hanno le idee chiare: innestare elementi ritmici delle più disparate forme in un complesso canovaccio fatto di elettronica dalle tinte rock e velatamente dance oriented. Gioco di scatole sonore davvero intrigante il loro, che certo non si esaurisce in questa breve descrizione. Il duo toscano è un valido esempio dove convergono intuizioni eterogenee (scorie industrial e kraut) che mai si rifanno in maniera esplicita alle musiche del momento, ma puntano a risultare intriganti per l’ascoltatore partendo proprio da un primitivismo quasi inaspettato. Un buon punto di partenza, insomma, che trova ulteriore conferma nelle risposte che questi giovani musicisti danno alle nostre domande. Tenete attive le antenne, e non meravigliatevi se un domani li troverete nel roster di qualche altra etichetta che conta, se la meriterebbero tutta un’affermazione come si deve.

Siete al terzo lavoro dopo il primo, Geben, e Namegivers Avenue (uscito per Tannen Records), avete già avuto buoni feedback in giro?

Fauve! Gegen A Rhino: Sì, pochi ma buoni.

Come siete arrivati alla label dei PumaJaw?

Abbiamo aperto il loro concerto all’Interzona di Verona. Il merito è in primis del nostro booking. Come è d’uopo abbiamo lasciato a loro la nostra musica e i nostri contatti. I responsi sono stati buoni da parte di John Wills, così abbiamo avuto la possibilità di pubblicare Polemos sulla sua etichetta, la Bedevilmusic. Un’esperienza positiva nata da un incontro live.

Provenite da studi legati all’arte (mi pare di capire che avete frequentato l’Accademia di Belle Arti bolognese), quanto hanno influenzato la vostra musica?

Andrea studia arti visive all’Accademia e Riccardo ha studiato filosofia, teoretica ed estetica.
Gli input che arrivano dalla storia dell’arte, antica e contemporanea, così come dal pensiero filosofico, dal cinema e da altri medium, sono tanti e molto forti. Ma sopratutto pensiamo ci abbia aperto molto gli orizzonti, sia nell’ascolto che nella composizione, dandoci una forma mentis molto libera.

Trovo interessante il fatto che i pezzi che componete non si collegano a particolari filoni musicali tanto in voga negli ultimi anni, anche qui in Italia, pur essendo chiaramente influenzati dall’elettronica, ma non solo. Siete d’accordo?

Non sappiamo. La valutazione dei generi che si infiltrano nei nostri pezzi avviene successivamente alla composizione, durante l’ascolto. Ultimamente tocchiamo musiche dimenticate nei decenni, anche se ne ascoltiamo pure molte prodotte oggi. Forse è questa la nostra forza, il motivo per cui continuiamo a suonare… ci pensiamo spesso in questo periodo… sai, tempo fa definirono la nostra musica come quella «che ascolterete tra vent’anni». La cosa ovviamente ci entusiasmò, ma non credo sia più così per noi adesso. Ci piace pensare di essere archeologi che scavano per (s)velare l’antico. Il passato che appena riaffiora è già qualcos’altro, perché non possiamo vedere l’antico, ma solo ascoltarlo. E quindi è questa probabilmente la forza del presente, il qui ed ora. Contemplatori di rovine e civiltà sepolte. Archélektro è il nostro genere musicale.

Beh, chissà se ti aspettavi questo come risposta…

Fauve! Gegen A Rhino

Mi piacerebbe che mi spiegaste la genesi di Polemos (deve essere stata complessa), e se ci sono stati degli stimoli dai quali è venuta fuori questa nuova creatura, direi abbastanza aliena.

Molto si può ricondurre alla risposta precedente. In breve: Polemos è nato come idea un anno fa, nel settembre 2011. Eravamo usciti da poco da una composizione per il land artist Chris Drury ─ ne approfittiamo per salutarlo ─ che doveva fungere da sonorizzazione per la sua opera “Mushroom Cloud”, esposta all’epoca ad ArteSella, nei pressi di Trento. La suite si intitolava “Physis”. Ci affascinava il poter continuare questa strada della grecità nella storia, della ciclicità del tempo, dei contrasti che costituiscono e alimentano la nostra esistenza, senza i quali non potremmo restare. Proprio da quest’ultima riflessione siamo partiti con la gestazione di Pòlemos, parola che indica lo scontro, la disputa, il confronto, diciamo anche il dialogo. Una trilogia ciclica e continuativa che viene racchiusa adesso in un singolo disco di quindici tracce, e che segue il fil rouge di questo elemento, movimento o evento (non sapremmo come definirlo) che unisce, scardina e nel contempo accorpa tutto.

Raccontateci delle vostre passioni, anche di tipo extra-musicale, se ci sono.

Beh, Riccardo è un ottimo cuoco, elegante e raffinato coi fornelli e con le più disparate materie commestibili. Molto tempo assieme lo passiamo a guardare film, ascoltare e scambiarci opinioni e, tra una pausa e l’altra in studio, giocare a Smash Bros.

Sbaglio o non avete fatto molti tour? Vi piace la dimensione live, o pensate che non sia preponderante nel vostro percorso artistico?

No, non sbagli. Abbiamo suonato sporadicamente in vari posti d’Italia, ma non abbiamo fatto veri e propri tour, siamo fiduciosi però. Certo, non siamo animali rock da palco, ciononostante teniamo presente la dimensione live, compresa la fatica e la tensione positiva e l’appagamento che ne derivano, anche se musicalmente in questo momento non crediamo sia preponderante.

Domanda quasi d’obbligo: quali band italiane vi hanno più colpito ultimamente e perché. 

Apprezziamo molto artisti come Iosonouncane, Everybody Tesla, Boxeur The Coeur, Walls.
Sono musicisti genuini che seguono una ricerca a tutto tondo. Poi c’è una grande percentuale di artisti italiani che ci colpiscono in negativo…

A voi l’ultima parola, magari anche una considerazione finale sugli obiettivi futuri della band.

Abbiamo già avuto modo di registrare alcuni pezzi chiave che andranno a far parte del prossimo lavoro. Ci hanno terribilmente soddisfatto, ma vogliamo prenderci tutto il tempo e la concentrazione necessaria. Tornando a Polemos, a breve uscirà un video per la traccia “Serse”. Per il resto il futuro è incerto, siamo paranoici e perciò non ci sbilanciamo!

Grazie mille ragazzi.

Grazie a te Maurizio, e a The New Noise tutta.