FATHER BEFOULED, Desolate Gods

1992. Incantation. Prendete queste due coordinate e avrete un idea di ciò che suonano i Father Befouled: death metal sulfureo e cavernoso, ricco di inserti doom, blasfemo e anticristiano. Gli ingredienti base per farmeli piacere ci sono tutti. Aggiungete una registrazione fumosa e oscura e il gioco è fatto.

I Father Befouled giungono al quarto capitolo sulla lunga distanza, confermando il loro status di cult band. Un suono brutale, che vi avvolgerà in una spirale di morte. Perché è questo che il nostro quartetto dipinge: la morte più nera e cieca, in un turbinio di dolore asfissiante ed eterno. È come muoversi all’inferno: ovunque vi girate, vedete solo fiamme, sentite solo calore, percepite solo l’odore della morte. Verrete calati a testa in giù in un calderone ribollente di putrefazione, mentre serpenti neri vi mangeranno vivi. I riff portanti di questi pezzi sono un ribollire magmatico di aberrazione umana, lugubri e agghiaccianti. La voce è un pozzo catramoso di liquami e frattaglie umane, gocciolanti da corpi crocefissi e squartati lasciati in bella mostra. Lo sfacelo assoluto. Drumming possente, uno schiacciasassi. Quando rallenta vi tramortisce, quando accelera vi tritura senza pietà. Il basso condisce a puntino questa mattanza sonora, infliggendo scudisciate al vostro corpo ormai trapassato.

Sono assolutamente esterrefatto da questo gruppo, in grado di miscelare il miglior death metal in circolazione, con personalità e ottimo gusto negli arrangiamenti. Il tutto poi possiede una sorta di longevità tutta sua, in grado di farsi apprezzare con il passare del tempo. Inutile aggiungere che se amate il vero death metal, sono obbligatori.