FABIO PERLETTA + LUIGI TURRA, Ma 間

Sono le 11 di sera, sul lungomare inglese in bassa marea, quindi silente, e mi metto a cercare gli occhiali da sole.
Siamo all’inizio della terza traccia di questo incredibile disco/rompicapo e appaiono per la prima volta, nitide, due voci umane insieme, a tentare persino un dialogo. Ci sono tracce di vita sul pianeta MA. Quasi un bagliore di luce. È per quello che, senza che me ne renda conto, mi sono messo a cercare i miei occhiali da sole. Alle 11 di sera, cribbio.
Il primo progetto a quattro mani tra Perletta e Turra ha richiesto ben 4 anni di lavoro e cresce in maniera vertiginosa ascolto dopo ascolto. Tutto quello che sembra “impro” al primo giro, diventa col tempo il tassello di una costruzione perfetta. Una cura maniacale per ogni suono, ma è quella di un lavoro tecnico che a noi ascoltatori fa spiccare il volo, non implodere. È un viaggio tra rumore bianco, grigio, scale sospese, terrazze sull’eternità, cunicoli di sopravvivenza. Ispirati direttamente da un tipo di architettura nipponica che è anche uno stile di vita, Perletta e Turra fondono la loro passione e conoscenza del Giappone in un disco affascinante, che non ti dà mai punti di riferimento e, anzi, cambia di continuo i punti cardinali di vuoti, di pieni, di tracce di vita e di strutture fatte per contenere la vita di tutti i giorni. Più lo ascolti, più ci trovi cose nuove, e ti rimescola le carte nella testa.
Quando mi è stato chiesto “il tuo disco ambient dell’anno so far?”, ho detto questo senza pensarci un attimo. Definire ambient questo disco, però, è molto limitativo, a mio parere.

Da ascoltare in totale silenzio. Regalatevi tre quarti d’ora, ogni tanto, eddai. Specie l’ultima traccia, dove mura, echi, silenzi e parole di umanoidi ex-umani prima di varie catastrofi naturali e sociali finiscono per fondersi in un unico flusso con naturalezza e in maniera ineluttabile, visti i tempi che corrono. Non è certo una sorpresa, ma arriva proprio dal Giappone, rivisto con occhi e orecchi italiani, la ricetta giusta per l’armonia tra architettura e vita co-stretta.