ESBEN AND THE WITCH, Wash The Sins Not Only The Face

Wash The Sins Not Only The Face

Sentendo Violet Cries, primo album degli Esben And The Witch, avevo avuto l’impressione di ascoltare una sorta di Frankenstein nato dall’unione di Siouxsie & The Banshees, Jesus And Mary Chain, My Bloody Valentine, Slowdive e via dicendo. Il risultato era piacevole, però alle volte derivativo e poco incisivo. Con il secondo album, Wash The Sins Not Only The Face, il trio di Brighton sembra aver trovato la formula giusta per dare più corpo al proprio suono, senza però dimenticare certe atmosfere trasognanti. L’album si apre col botto di “Iceland Spar”, un buon pezzo basato su muri di chitarre alternati a soffici arpeggi sostenuti dalla voce delicata e allo stesso corposa di Rachel Davies. Daniel Copeman e Thomas Fisher hanno azzeccato il bilanciamento tra energia e malinconia e lo sfoggiano nel secondo brano “Slow Wave” o in “When That Head Splits”, dove corposi ritmi tribali fanno da contraltare a un cantato in bilico tra una fragilità apparente e una certa presenza. Sentendo i vari pezzi di Wash The Sins Not Only The Face, direi che il trio ha fatto centro e sapientemente propone melodie accattivanti e ricchi arrangiamenti che non appesantiscono il risultato finale (prendete pezzi come “Deathwaltz”, dove abbiamo tracce di chitarra acustica/elettrica, piccole linee di synth, una buona presenza vocale e un riverbero generale che permea la canzone di un alone come se fosse la nebbia della brughiera). Anche se sono profondamente radicati nella prima metà degli anni Ottanta, non definirei gli Esben And The Witch degli inguaribili nostalgici, perché la loro energia e il loro gusto attualizzano molto il loro suono. Ad esempio “Despair” ha una vitalità esplosiva, che secondo me i gruppi di allora avrebbero fatto fatica a gestire. Nel caso degli Jesus And Mary Chain sarebbe andata in vacca in mezzo a quintalate di noise. Invece, con questa band, il noise chitarristico e la “botta” sono al soldo della musica e dell’impatto sonoro. In questo caso dobbiamo dire… buona la seconda!

Tracklist

01. Iceland Spar
02. Slow Wave
03. When That Head Splits
04. Shimmering
05. Deathwaltz
06. Yellow Wood
07. Despair
08. Putting Down The Prey
09. The Fall Of Glorieta Mountain
10. Smashed To Pieces In The Still Of The Night