EPITAPH

Continua il viaggio di The New Noise nei meandri oscuri e lugubri del nostro dark sound. Per proseguire il nostro percorso abbiamo deciso di intervistare una delle band più longeve e importanti di questo movimento, i veronesi Epitaph, la cui formazione risale alla fine degli anni Ottanta (dalle ceneri dei Black Hole), il cui esordio Land of Mystery è oggi considerato un disco di culto. Loro hanno deciso di portare avanti il verbo e un sound che riprende tanto dal doom quanto dall’hard rock e dalla darkwave, tutto mescolato per ottenere un clima funereo e cimiteriale. In occasione dell’uscita del loro ultimo disco, Claws, uscito per la tedesca High Roller, abbiamo fatto qualche domanda al quartetto, che ha deciso di rispondere “collettivamente”.

È da poco uscito il vostro nuovo disco Claws. Come sono nati i pezzi che lo compongono? Quanto tempo ci avete messo a provare e registrare il materiale?

Ciao e grazie per lo spazio dedicatoci per quest’intervista.
Claws è il primo frutto generato con materiale scritto dalla formazione attuale degli Epitaph, ad eccezione del brano Wicked Lady, presente nel demo Sacred And Prophane, ma pesantemente rivisto e reinterpretato per l’occasione.
La scrittura e la composizione sono avvenute in modi e tempi diversi a seconda dei brani. A volte il tutto è avvenuto in modo fluido e veloce, altre ha richiesto più tempo e innumerevoli cambiamenti. Siamo molto scrupolosi e pignoli per quanto riguarda l’aspetto musicale e fino a quando la sonorità del pezzo, il groove o la melodia non ci soddisfano appieno, continuiamo nella ricerca. Ci piacerebbe poter raccontare di come il disco sia stato partorito in certe notti terribili, assumendo sostanze mesmerizzanti e sotto dettatura da parte di entità ultraterrene. Ma la realtà è molto più schietta: dal punto di vista pratico possiamo dire che il nostro approccio compositivo rimane abbastanza alla vecchia maniera; partiamo da un’idea o da “un’atmosfera” che può essere un riff di chitarra o basso, una sequenza di accordi o un tempo di batteria e successivamente lo sviluppiamo con tutti gli strumenti e con la melodia della voce.
L’aspetto che generalmente richiede più tempo sono gli arrangiamenti, perché cerchiamo di svilupparli in modo che il materiale registrato su disco possa essere suonato dal vivo senza grandi stravolgimenti.

Vi siete formati nel 1987, ma dal vostro ultimo demo Mental Walls al primo album Crawling Out Of The Crypt sono passati vent’anni. Cos’è successo nel mezzo? Quando e come è arrivata la decisione di riformare la band?

Mental Walls è stato pubblicato quando la band aveva già deciso per lo scioglimento, e anzi è circolato con il dichiarato alone di canto del cigno degli Epitaph. Stanchezza, nuovi interessi e problemi personali piuttosto pesanti erano stati determinanti per alcuni membri. Tuttavia Mauro la vedeva diversamente: la band stava morendo sul più bello, al massimo della creatività e pronta a cogliere i frutti del proprio lavoro, pur in un momento storico non proprio favorevole. Così, verso la fine degli anni 2000, si è deciso a sbrinare il progetto, chiamando a sé sodali che fossero davvero entusiasti e con gusti slegati dal susseguirsi delle mode.

I vostri testi sono spesso ispirati dalla letteratura horror nordamericana. In particolare, ci sono autori che vi hanno influenzato?

Ci vantiamo di essere stati tra i primissimi, almeno in Italia, a trattare temi lovecraftiani (in un tempo in cui facevano davvero spavento: tutti erano convinti che esistessero copie autentiche del Necronomicon, da qualche parte)! E sicuramente torneremo ad attingere da autori di quell’epoca come pure da molte altre fonti di ispirazione. Come regola generale, però, è sempre il testo a doversi attagliare alla musica, non viceversa.

Gli Epitaph sono la logica prosecuzione del percorso iniziato con Black Hole e Sacrilege. Ci sono delle differenze tra questi progetti dal punto di vista esoterico?

Decisamente! L’aspetto esoterico era quasi centrale nell’universo Black Hole, ma sinceramente è stato man mano marginalizzato fino a diventare una semplice coloritura del nostro discorso musicale. È tuttora qualcosa che ci affascina profondamente, ma preferiamo lasciare questi temi a chi li pratica con maggiore convinzione e credibilità!

I vostri concerti sono molto teatrali e spesso suonate con un filmato alle vostre spalle. Di cosa si tratta? che genere di rapporto c’è tra questo e la vostra musica?

Fondamentalmente crediamo che per fare le cose bene bisogni assecondare i propri istinti. Persino i propri capricci. E per trasmettere davvero un sentimento bisogna innanzitutto esserne pervasi; in questo, la teatralità di cui parli ci dà una grossa spinta. Certo, ad alcuni l’alone cimiteriale può sembrare ridicolo o superato. Ma ricordiamo, ad esempio, che la stessa cosa veniva detta di King Diamond a metà degli anni Novanta in coincidenza con l’esplosione del death più estremo; sappiamo bene come è andata a finire! Il filmato di cui parli è un montaggio di scene del vecchio film “Il Pianeta Selvaggio” di Laloux, intervallato dalle nostre illustrazioni. Nel dare quella spiazzante sensazione di un altro mondo e un altro tempo, rimane a nostro avviso imbattuto!

Com’è cambiata Verona nel corso degli anni? Quando vi siete formati era molto difficile suonare, ora la situazione musicale è migliorata?

La situazione è migliorata per certi versi, ma si è irreversibilmente deteriorata per altri. Suonare è più facile, ma l’interesse per la musica live, in generale, è crollato a picco. Periodicamente, qualche eroico appassionato decide di investire e proporre una programmazione ambiziosa. Ma finora, purtroppo, sono tutti rimasti scottati. E rapidamente. Il paradosso è che la zona, rispetto ad altre realtà, è un crocevia facilmente raggiungibile. Non per nulla, se ripensiamo ai live recenti più riusciti, il pubblico era composto almeno per la metà da gente venuta da province più o meno vicine. Ma non basta, e se il cuore della città non batte e anzi imputridisce, abandon hope.

Il prossimo anno uscirà un nuovo disco dei Black Hole. Sono coinvolti anche Nicola Murari e Mauro Tollini?

Intendi forse Nicholas Murray e Luther Gordon?!? Il disco in realtà è già uscito ma no, i due non sono stati coinvolti, si tratta di un lavoro puramente “autocratico” da parte di Robert Measles.

Il dark sound italiano all’estero è riconosciuto come importante e il nostro modo di suonare doom ha influenzato molte formazioni nel corso degli anni. Da noi però è ancora un genere che fatica ad uscire dalla nicchia, secondo voi perché?

Fortunatamente il dark sound italiano non è diventato un genere “à la mode”, altrimenti avrebbe perso quel sapore originario e tipico. Anche all’estero questa roba è considerata di nicchia; ma una curiosità molto più spiccata e, semplicemente, una platea diverse volte più vasta fanno sì che ci sia spazio e apprezzamento anche per gente come noi. Crediamo che il problema italiano sia un sottile senso di inadeguatezza, che fa sì che si tenda a compensare curando impeccabilmente soprattutto i vari aspetti tecnici. In tal senso, un filone bizzarro, imperfetto e irrispettoso dei canoni attuali come il dark sound attecchisce poco. Ma qui si deve far musica, non videogiochi!

Quest’anno sarete in tour con i Procession. Come siete entrati in contatto? Loro hanno un sound molto più epico ma Felipe Plaza è un grande conoscitore e amante delle sonorità italiane.

Siamo estremamente orgogliosi di poter condividere un po’ di strada e vita con i Procession. Non vediamo l’ora di partire. Sono una band così satura di passione che è impossibile non farsi contagiare! Li abbiamo conosciuti di persona in occasione di un concerto al Blue Rose di Milano (se non sbaglio nel 2014), evento curato e cucinato a puntino dai Black Oath, e che appunto ha visto sul palco queste 3 band. Da quel momento in poi le nostre strade si sono incrociate più volte e abbiamo rinforzato la nostra stima ed amicizia reciproca: non a caso, il nome del tour sarà ‘Pacto de Sangre’!

Ci sono nuove band, italiane e non, che vi piacciono?

Ci sono moltissime band che ci piacciono sia nuove che vecchie… potremmo nominarne decine e decine. Ma poi dovremmo risolvere la cosa a coltellate tra membri del gruppo! Difatti, pur essendo legati al doom, abbiamo gusti e preferenze anche diverse l’uno dall’altro che talvolta ci portano ad apprezzare territori diversi, anche in apparente conflitto.