ENVENOMIST, Bleeding Out


David Reed è Envenomist, ma per qualcuno qui da noi è anche Luasa Raelon, merito del lavoro di Mauro Berchi (Canaan) con la sua Eibon Records, mentre gli americani forse lo conoscono grazie a Crucial Blast, e già qui ho dato un po’ di coordinate sonore.

Vedo che negli anni ha continuato a calpestare gli stessi terreni, dato che lo ritrovo sulla Bloodlust! di Mark Solotroff. David è un po’ parte della famiglia Bloodlust!, dato che – ad esempio – aveva già lavorato con Mark e i suoi Bloodyminded, prestando alla prima traccia dell’ultimo album di questo storico progetto un po’ dei suoi synth malati, che qui escono in tutta la loro spettrale bellezza. L’esperienza conta, decisamente: Bleeding Out è un disco dark ambient costruito in modo accorto, che si basa su drone potentissimi e su di un sound allo stesso tempo originale e familiare, a metà strada tra suggestioni fantascientifiche e la tossicità del primo industrial, creando ampi spazi bui e vuoti tagliati da singole onde malefiche che si stendono lentamente, perché qui la cifra stilistica è il “less is more”. Non è un caso, insomma, che due anni fa abbia fatto un disco a quattro mani con Erik Jarl (ex IRM), altro riduzionista di cui tra l’altro abbiamo parlato in un paio di occasioni. Va tutto bene, basta non aspettarsi rivoluzioni copernicane.