ENTHRONED, Cold Black Suns

ENTHRONED, Cold Black Suns

Gli Enthroned, belgi, hanno una storia lunghissima che conosco poco, perché non mi sono mai appassionato a loro. Nel corso del tempo sono cambiati, non solo per motivi tristi come la morte del loro batterista, ma anche perché a un certo punto il loro bassista/cantante e fondatore ha mollato. Metal Archives alla mano, si può dire che dal 2006 in poi gli Enthroned non sono più quelli delle origini, per il semplice fatto che non è rimasto nessuno di quelli che hanno formato il gruppo. All’inizio, grosso modo, suonavano black/thrash, mentre oggi sono più complessi (furbi?) e mischiano con mestiere spunti raccolti nei Novanta e nei Duemila, quindi ecco che il primo pezzo doomeggiante sembra uscito da Monotheist, mentre tutti gli altri, che corrono su binari black metal, di volta in volta fanno pensare alle manate in faccia dei gruppi svedesi, alle dissonanze e alle atmosfere tipo Deathspell Omega, ai Mayhem più recenti (“Aghoria”, dove il cantante salmodia à la Attila Csihar) e a certe cose più “industrial” (ovviamente non sto parlando dei Throbbing Gristle, ma di quel black dall’andamento più meccanico, magari con una spruzzata d’elettronica, indifferente se pensate ai Satyricon di Rebel Extravaganza o ai Thorns o ancora ai Darkspace, perché più o meno siamo da qualche parte lì in mezzo).

Mentirei se scrivessi che è questo è un puzzle insincero… così… tanto per far credere che sono trve, necro e vndergrovnd: il disco funziona, fa buio pesto ed è devastante, vince più giri nello stereo di casa o in autoradio (lo stesso valeva per il precedente Sovereigns), solo che non dice nulla di particolarmente nuovo. Insomma, gli Enthroned sono buoni interpreti.