ENOMISOSSAB, KikeΩn

Simone Basso (ex Der Tod col socio Fausto Balbo) si ripresenta dopo il precedente La Merce Perfetta (interessante uscita funerea e stratosiana del 2012) con questo nuovo KikeΩn, sorta di prova di forza vocale che serve al piemontese per estremizzare e al contempo sintetizzare il più possibile la costante voglia di tentare percorsi arditi, sia grazie alla sua voce, sia per mezzo di arrangiamenti che definire complessi è dire poco. L’iniziale “Romeo Venturelli” è uno stranissimo funk bianco in odore di no wave, come però lo avrebbe potuto cantare il già citato Demetrio Stratos se solo fosse vissuto qualche anno in più, quindi una cosa bella complicata. Si passa poi alla base strumentale piuttosto struggente della successiva “Endless Summer”, anche in questo caso la melodia sembra particolarmente azzeccata. Spicca il cantato in tedesco di “Welt Am Draht”, come Morricone che accompagna un Antony parecchio ispirato. Tocca il vertice la lenta ed inesorabile “Bastet”, quattro minuti scarsi punteggiati dall’imponente violoncello, con la voce che si protende e si ritrae con eccezionale elasticità (pensate ad uno Scott Walker meno glaciale del solito), ma all’improvviso in “Epepe” si precipita in un abisso popolato da fantasmi ingombranti (campioni della voce di Alice Coltrane dal suo storico album Journey In Satchidananda e proprio dal racconto “Epepe” dello scrittore ungherese Ferenc Karinthy), per una nenia proto-reggae da zombie perso nei Caraibi, agghiacciante quasi nella sua veste horrorifica, ma efficace nell’economia dell’intero album. La title-track chiude degnamente questo lavoro incentrato sulla vocalità, come ammesso dallo stesso musicista. KikeΩn assomiglia a quei piccoli manufatti artigianali che purtroppo non sembrano avere vita facile (in senso strettamente commerciale) ma che siamo sicuri in futuro potranno venire ripescati. Provate a farlo prima però.