EMMA RUTH RUNDLE & THOU, May Our Chambers Be Full

Non so quanto tempo era che non mettevo su un disco così, lungo il giusto, con un paio di pezzi super ok e il resto comunque di buon livello, che non prova la rivoluzione copernicana, ma che non suona uguale a mille altri, banalmente perché chi ci sta dietro sa molto bene cosa cazzo sta facendo.

Difficile non accorgersi di Emma Ruth Rundle, cantautrice e chitarrista, fuori discussione non amare quegli animali dei Thou, tra le altre cose la miglior cover band dei Nirvana esistente. Sembra tra l’altro che May Our Chambers Be Full si basi proprio sul retroterra grunge di lei e di loro (e per il c.d. “alternative” dei Novanta): lo si sente forte e chiaro in “Monolith”, che arriva subito dopo un’apertura suggestiva come “Killing Floor”. Si prosegue con “Out Of Existence”, che spiega lo schema con cui giocano Rundle e i Thou (anche qui niente di inimmaginabile, ma chissenefrega): la prima parte malinconica, poi irrompono i secondi con una carica di pesantezza ed energia negativa ineguagliabile, più una voce scorticata che deve aver fatto non poca scuola. Quest’alternanza – per contrasto – fa sembrare eccellenti entrambe le parti coinvolte, ma devo aggiungere che la potenza della sludge band spinge davvero la cantante a dare il suo meglio. Arriva il primo pezzo già diffuso on line, “Ancestral Recall”, puro e semplice capolavoro, sempre basato su questo minuetto tra lei e loro, così come “Magickal Cost” e “Into Being”.

May Our Chambers Be Full si conclude alla grandissima con “The Valley”: qui ci si prende tutto il tempo per navigare nella tristezza e piano piano orchestrare un crescendo esplosivo, quello di cui è capace solo chi non si arrende mai. You see them? All those who have fallen stacked up like stones in a pile, a tower of failures so twisted and vile. You see them there? Ancient and seething, up in a pyre. Get them out of my way.