ELLIS-D, Spill

Ascoltando l’ultimo ep di ELLiS-D, giovane virgulto proveniente dal porto di Brighton, si direbbe che capacità e stile si siano ancora una volta concentrati in un corpo esile, piccino e apparentemente fragile.

Spill è un corposo disco di 35 minuti – che potremmo in realtà definire album – diviso in cinque tracce che si muovono caracollanti. ELLiS-D sembra riuscire a canalizzare la propria energia distruttiva all’interno di un circuito punk, new wave e dance: “Chasing The Blue” apre il disco ed è magnetica, eclatante e sopra le righe, mentre “Humdrum” (che già fece parecchio parlare di sé come singolo) riattualizza per l’ennesima volta i Talking Heads, avvolgendoli in un’aura tossica e malata. La voce tende a farsi sempre più intensa, riportando alla memoria Robert Smith su toni acidi e tesi. La title-track esonda fino a integrare sciabolate di rumore nel proprio suono, lasciando l’impressione che ci sia un disegno preciso nella mente di ELLiS-D. Seguono poi brani che si fregiano di furia punk e che, pur non portando nulla di rivoluzionario al genere, favoriscono una specie di catarsi. In “Insect” un cambio di ritmo ci porta a unire mondi lontani con linee musicali finora poco considerate. Si passa dal reggae bianco al post-punk, fino a che non rimangono semplicemente scorie punk in “Shakedown”. È nel finale, però, che ELLiS-D riesce a regalare i fiori più belli dal suo mazzo: “Homecoming Queen”, che personalmente mi ha fatto tornare in mente Fad Gadget, e “Drifting”, che gonfia i muscoli quasi il vento della Sky Valley fosse dalla sua, ma che ha un corpo esile a fare da parafulmine, condensatore e irradiatore di groove. Il corpo di un artista che aspetto molto volentieri al varco del primo album, dato che questo esordio, secondo lui, è “solo” un ep!