EFFERVESCENT ELEPHANTS, Ganesh Sessions

Era da un pezzo che non mi capitava di recensire un’uscita Area Pirata e sinceramente iniziavo a sentirne la mancanza. Le coraggiose proposte dell’etichetta  toscana sono spesso delle scommesse difficili da vincere e per questo non posso che apprezzarle ancora di più, specie in questo periodo di riciclo del vintage rock nel circuito hipster, dove le bombe molotov vengono trasformate in boccioni di bagnoschiuma super spumeggiante e rigorosamente anallergico. Riuscire ad operare questa conversione con le band nel roster di Area Pirata è spesso impossibile, sfortunatamente per le loro tasche ma fortunatamente per le nostre orecchie.

Lontanissimi da pose siliconate e da apparenze accattivanti, gli Effervescent Elephant, di sicuro non rispondono ai canoni hipster. Pieni di imperfezioni in ogni reparto, dalla banalità del titolo scelto per l’album all’esecuzione di alcune parti sparse tra le 11 tracce in scaletta, non mancano affatto in anima ed intensità. Album come Ganesh Sessions, piacciano o meno, sono produzioni di gente autentica che esprime rock in modo autentico, senza filtri. Per via della totale assenza di rileccature, non piacerà a molti, perché ai più piace il rilecco, non il rock.

Questo disco è una goccia di lsd che si tuffa nel Gange in una notte senza luna. Una session – appunto – lisergica più che un album in senso stretto. Un viaggione tra atmosfere esotiche provenienti da lontano, forse da un mondo che coincide solo in parte con la realtà quotidiana. Lo si ascolta dalla prima all’ultima traccia senza percepire cali di energia e credo sia questo il modo migliore per gustarselo, tutto di fila. Del resto, sospetto che il sentirsi improvvisamente riprecipitare su questo mondo, mentre si è nel bel mezzo di un trip mistico, non debba essere una bella sensazione.

D’impostazione chiaramente 60’s, con una strizzatina d’occhio ai Pink Floyd di Barrett e ai Beatles meno scanzonati, gli Elefanti Effervescenti propongono lo psych rock orientaleggiante che hanno sempre adorato suonare sin dagli anni Ottanta, quand’erano all’apice dell’attività. Peccato che Ganesh Sessions sia il capolinea per la band, che di fatto lo considera il proprio testamento musicale.

Lo so, per una gruppo del genere è impossibile giungere a compromessi con un ambiente che fa sempre più schifo, ma magari in futuro ci ripenseranno.