Dropdead, tre decenni di coerenza

Spiegare chi siano i Dropdead a chi legge queste pagine potrebbe apparire a dir poco offensivo. Attiva dal 1991 e assurta da tempo allo status di culto, nonché autentico nume tutelare di un modo diretto e senza compromessi di interpretare l’hardcore punk, la band di Providence pubblica finalmente il suo terzo album dopo un’attesa durata più di vent’anni. Un evento che giustificherebbe già da solo la voglia di approfondire in sede di intervista e fare il punto con i protagonisti. In realtà, l’autunno 2020 vedrà i Dropdead protagonisti di altre uscite discografiche concepite per celebrarne l’imminente trentennale. La Armageddon, oltre che del nuovo lavoro, si occuperà anche di una serie di ristampe che partirà con una raccolta di demo e pezzi presi da compilation per un totale di 25 brani e proseguirà a fine novembre con la rimessa in circolazione dei due album precedenti, anche loro come da tradizione omonimi. Il primo (uscito originariamente per la Selfless Records nel 1993) manterrà il mix originale di Don Fury, mentre il secondo (del 1998) avrà quello nuovo di “un certo” Kurt Ballou (entrambi, poi, sono stati masterizzati da un altro nome di grido: Brad Boatright). Infine usciranno i demo del 1991, il primo volume Discography (già uscito in 11″ e 12″ negli anni passati) con tre pezzi in più e da ultimo un Discography vol. 2 con tutti gli split 7″ post-Discography part 1 e pezzi da compilation.

Insomma, questa è davvero un’occasione unica per i tantissimi amanti del suono caustico e dei testi dalla forte impronta politica cari ai Dropdead. Per questo e per unirci ai festeggiamenti abbiamo deciso di ripercorrere insieme a loro la storia della band, buona lettura.

Facciamo un breve riassunto di quello che vi è accaduto nell’ultimo periodo: c’è qualche novità che vi va di condividere a parte l’uscita del nuovo album?

Bob (voce): Ben è stato super-impegnato nel mettere insieme varie uscite a nome Dropdead. Come band, invece, abbiamo mantenuto un profilo basso, vista la contingenza del Covid-19. Credo che ad un certo punto inizieremo nuovamente a provare, ma dal punto di vista dei concerti il 2020 è stato un vero disastro per ogni band che aveva in programma di suonare dal vivo e andare in tour.

Ben (chitarra): Non molte novità come band. Io ho lavorato molto alle ristampe e per spargere la voce del nuovo disco in uscita. Senza concerti cui partecipare, mi sono dedicato alle altre cose che andavano sistemate. Potrebbe esserci qualche benefit nella forma di un live-streaming tra un po’, se riusciamo a sistemare gli aspetti tecnici.

Se non sbaglio, a parte la posizione di bassista, siete gli stessi che crearono la band nel 1991. Quale è il segreto per una convivenza così duratura?

Bob: Il nostro coinvolgimento in ciò in cui crediamo e che cerchiamo di rappresentare come band, un’idea politica e una visione filosofica comune. Oltre a una solida amicizia costruita nel corso di molti anni. La fiducia e il rispetto tra ciascuno di noi e l’accettare i difetti e le stramberie reciproche. Abbiamo costruito una fratellanza genuina tra noi, che per me si avvicina tanto all’essere una famiglia reale quanto quella che condivido con i miei fratelli di sangue.

Brian (batteria): Siamo per lo più persone molto tolleranti o, almeno, ci teniamo per noi le lamentele per il bene del gruppo. Oltre a ciò, siamo buoni amici.

Questo è il vostro terzo album omonimo, il quarto se consideriamo l’ep del ’92. Cosa vi ha spinto a realizzare quattro dischi con lo stesso nome?

Ben: Non sono sicuro, credo che uscirsene con un titolo per un album possa essere un pelo pretenzioso se non hai già un concept o un’idea in mente. Abbiamo sempre fatto così e alla fine ci sta bene se abbiamo un mucchio di dischi omonimi, in fondo, è il contenuto a contare.

Brian: Se va bene per Peter Gabriel…

Quanto è cambiata Providence negli anni? Cosa ci potete raccontare della sua scena musicale?

Bob: Providence ha sempre avuto una scena in continua evoluzione. Abbiamo visto milioni di band arrivare e andarsene nei nostri trenta anni insieme. Tutti noi andavamo ai concerti anche prima di entrare in un gruppo, quindi abbiamo visto e siamo stati parti di una lunga storia musicale. Ho sempre pensato a Providence come ad una città di sinistra e punk nell’animo e, sebbene le scene vanno e vengono, crescono e calano, è sempre stato un posto pieno di musicisti. Nel tempo, sono venuti fuori da Providence tantissimi musicisti appassionati e tanta musica. Sono fiero di chiamarla casa.

Ben: Sì, ho sempre pensato che a Providence anche le band che non erano punk lo fossero comunque più di tanta gente che si considera tale. C’è una precisa etica diy che si è sviluppata qui in modo decisamente unico, almeno nei Novanta e nei primi Duemila. C’è molto sostegno reciproco anche tra generi e un approccio a mente aperta alla musica e all’arte, cose che rendono questo luogo davvero unico.

Avete altri progetti musicali oltre ai Dropdead? Sentite il bisogno di esprimervi anche in altri modi?

Bob: Abbiamo tutti immerso i piedi nell’acqua di altre band a un certo punto. Ben di recente ha ricoperto il ruolo di chitarrista nei Siege e suonava in una band chiamata Snake Apartment, Brian ora suona negli Hell Bent e in passato in Straight To Hell, Neon Bitches e altri ancora. George ha un sacco di band: Fucking Invincible, She Rides, Sweet Jesus e cento ancora. Io ho suonato nei Lolita Black, in Destroyer, Extinction Machine e così via. Credo che consideriamo i Dropdead la band principale in cui profondere i nostri sforzi e mettere i nostri cuori. È più di una band, è una presa di posizione politica, una filosofia e una fratellanza tra amici.

Brian: Sono stato in molte formazioni in contemporanea con i Dropdead, ora suono solo con gli Hell Bent, un gruppo crossover metal o qualcosa del genere. Non è tanto per la creatività ma per mantenere i muscoli in forma.

Ben: Dropdead è stata sempre la cosa principale. Ho suonato qua e là con un paio di band negli anni ma sono a corto di tempo. Meglio buttarsi al cento per cento in un solo progetto.

Avete spesso citato band hardcore italiane come Wretched e Raw Power tra le vostre influenze. Come le avete scoperte e quali sono le vostre preferite?

Bob: L’hardcore italiano ha avuto un grande impatto su di me al tempo. Oserei dire che, all’inizio, ho cercato di accordare la mia voce con quella di Giuseppe, il chitarrista dei Raw Power, su “Fuck Authority” e “Raw Power”. Anche i Wretched sono stati una grande influenza con il loro approccio all’hardcore intriso di anarco-punk. Il mio primo contatto con l’hardcore italiano è avvenuto attraverso la compilation “Welcome to 1984” realizzata da Maximum Rocknroll e le prime compilation BCT (ne abbiamo già parlato a proposito della ristampa di Last White X-Mas su Area Pirata, ndr) con nomi quali Declino e Indigesti. I Wretched sono ancora i miei assoluti preferiti della prima ondata hardcore italiana degli Ottanta.

Brian: Sono abbastanza sicuro che i Raw Power siano stati la prima band punk non proveniente dagli USA o dal Regno Unito che abbia ascoltato. Ho rimediato Guts From The Gutter quando frequentavo l’high school nello stesso periodo in cui è uscito Animosity dei C.O.C., forse lo stesso giorno. Ho ordinato la demotape dei Raw Power da BCT insieme ad altre compilation di gruppi hardcore italiani come Indigesti, Wretched, CCM. Poco dopo sono inciampato su alcuni 7” della Attack Punk 7″, sono alcuni dei dischi più punk mai realizzati, le grafiche e la musica selvaggia gridavano anarchia. Voglio vedere ristampati i RAF Punk, prima o poi.

Ben: Credo di essermi procurato il 7” You Are The Victim da Toxic Shock quando vivevo in California e ho ascoltato un paio di band su delle compilation. Quando, poi, ho incontrato Bob e Brian, mi hanno introdotto a un sacco di materiale. Amo di sicuro Wretched, Raw Power e CCM, restano ancora insuperati.

Siete politicamente attivi da almeno 30 anni. Quali sono i principali pro e contro connessi all’affermarsi dei nuovi media?

Bob: I pro: premendo pochi tasti puoi stare in contatto con persone di tutto il mondo dalle ideologie politiche simili alle tue. Puoi leggere notizie inerenti ai tuoi punti di vista, riuscendo a connetterti con gruppi affini per rafforzare la tua causa. I contro: gruppi nefasti caratterizzati da ideologie d’odio e da cattive intenzioni sono ugualmente rafforzati. La mole di disinformazione, inganni e fake news diffuse da persone in malafede è un problema enorme, con gruppi come QAnon che alimentano razzismo e xenofobia nelle persone. Si tratta del meglio e del peggio di ambedue i mondi allo stesso tempo, una collisione che alimenta guerre culturali e divisione.

Perché cantate ancora di test sugli animali e del loro sfruttamento in generale? Ovviamente il problema è sempre lì e non deve essere dimenticato, ma cantare di questi argomenti porta effettivamente con sé dei risultati? Più in generale, la musica è un modo efficace per fare politica?

Bob: La musica è comunicazione e, finché gli animali saranno sfruttati e uccisi a miliardi, continuerò ad essere la loro voce. Durante la nostra carriera non so nemmeno io quante persone ci hanno scritto, avvicinato dopo i concerti e ringraziato per aver loro aperto gli occhi su temi come la zootecnia e quello che veramente avviene nell’industria di uova, latticini e carne. O in terribili e orrendi laboratori dove si effettuano test su esseri senzienti. La parte più infelice della questione è che la maggior parte delle persone, anche “punk” non si curano di pensare al veganesimo o ai diritti degli animali o di adottarli nelle loro vite. Come gruppo abbiamo fatto una missione di parlarne durante i concerti, nei dischi e nelle interviste. È un elemento cruciale per essere parte dell’onda di attivismo per i diritti animali che sta attraversando il globo. Credo che sia assolutamente efficace dal momento che abbiamo visto la ricaduta delle nostre parole e del nostro impegno sui nostri fan che sono diventati vegani e hanno abbracciato la difesa dei diritti animali.

Brian: Molte persone ci hanno detto che siamo stati la chiave per mettere in discussione la carne e alla fine diventare vegetariani o vegani.

Ben: Il problema esiste ancora e il messaggio è valido e importante. Un sacco di persone hanno detto che le parole, la musica e le idee che questo gruppo di disadattati ha diffuso le ha fatte riflettere su certi temi e cambiare aspetti della loro vita. Assolutamente ne è valsa la pena.

La dialettica razzista e reazionaria dei nostri tempi fa spesso leva sull’eccesso di “correttezza politica”. Come può la comunicazione politica evitare questa manipolazione? Quale è il ruolo dei social media in tutto questo?

Brian: I social media hanno amplificato questo tipo di argomentazioni per brevi incisi. Una fotografia di ottanta anni fa e una frase che la collega ai nazi, usata da ambo le parti, è apparentemente sufficiente come argomentazione. Tutto ciò in opposizione al vero discorso sui pro e contro di ciò di cui stai parlando. Basta chiamare qualcuno nazi o socialista e tutto finisce lì.

Le elezioni negli Stati Uniti si avvicinano. Vi sentite coinvolti? Sbarazzarsi di Trump è la priorità per molti, ma un presidente democratico appoggiato da personaggi quali John Kasich e simili è veramente tanto meglio? È il paradosso della politica istituzionalizzata, ma dall’Europa le solite due facce della solita medaglia sembrano così simili…

Bob: Sono coinvolto nella misura in cui continuerò ad oppormi al fascismo e al culto di Trump in ogni modo possibile, incluso il votare quando sarà il momento. Sono d’accordo, il sistema dei due partiti in cui siamo bloccati è corrotto e, come il capitalismo, finirà per divorare sé stesso. Credo che l’ondata delle persone più giovani e progressiste come Alexandra Ocasio-Cortez che sono parte del Partito Democratico porteranno avanti il discorso. Purtroppo alla fine, fintanto che le corporation e gli ultra-ricchi potranno comprarsi l’accesso alle istituzioni politiche, le cose continueranno ad essere instabili.

Brian: Credo che le elezioni avranno un effetto sui diritti riproduttivi delle donne e sulle classi più basse della società americana, piuttosto che su noi maschi bianchi, così penso che i Democratici siano una scelta migliore. Anche se Biden è inquietante riguardo i giovani, e l’aver firmato una legge che ha causato carcerazioni di massa e la militarizzazione delle forze dell’ordine è alquanto di centro-destra. L’idea propagandata nei media conservatori che Joe Biden sia di estrema sinistra è ridicola. È comunque meglio di quel buffone attualmente al potere.

Ben: Quasi 4 anni di Trump e del suo gruppo di pagliacci e il Paese sta scivolando indietro verso idee vecchie e merdose. Voterò per mandarlo a casa non appena possibile. La cosa interessante che è venuta fuori da tutto questo è che adesso si può vedere da che parte stanno veramente le persone.

Parlando ancora di musica e politica, la scena DIY è molto cambiata: qual è il modo migliore per continuare a produrre e diffondere musica politicizzata?

Bob: Credi in ciò per cui combatti. Sii onesto e abbi integrità riguardo gli argomenti di cui parli, senza pose e senza cercare di gonfiare il proprio ego. Fallo perché credi nella causa e vuoi veramente cambiare il mondo. Sii coraggioso. Sii inarrestabile. Sii ispirato e crea con la bontà nel cuore, non per te stesso ma per il mondo.

Brian: Non saprei, continuando a suonare e parlare fra i pezzi e avere dischi con testi e immagini che stimolino il pensiero.

Avete vissuto sia il tempo pre-internet che quello dei social media, credete che questo grande cambiamento nella comunicazione abbia avuto un effettivo impatto sulla scena indipendente e quella non mainstream? Apprezzate e usate i nuovi media e le opportunità che recano con sé?

Brian: Onestamente credo che la situazione faccia schifo in molti modi. Non credo che i new media abbiano un valore in sé e a godere dei benefici sono più che altro i più privilegiati. Permette anche a chi non ha soldi ma ha accesso a internet di ascoltare qualsiasi disco punk e questo abbatte, di sicuro, certe barriere. Permette anche ai gruppi di avere uscite senza effettivamente stampare alcunché, semplicemente con file digitali gratis o a pagamento.

La pandemia ha avuto un enorme impatto sulla musica dal vivo. Credi che si potranno trovare delle soluzioni prima che sia prodotto il vaccino? Quanto vi pesa questa mancanza di concerti da appassionati e musicisti?

Brian: Non credo ci sia una soluzione né credo ci sarà un vaccino che non sia annuale tipo quello dell’influenza, ma di sicuro fa schifo per i musicisti che amano suonare e vedersi altre band dal vivo.

Ben: La gente sta lavorando a degli eventi in streaming, ma è di persona che la musica ha un vero impatto, indipendentemente dal genere. Non so dirti quando le cose torneranno al punto di poterci permettere un concerto sicuro. Sono tempi assurdi.

Bob: Non saprei dirti al momento quando potremo ritornare a suonare dal vivo senza mettere a rischio il nostro pubblico. Non credo torneremo a suonare finché non ci sarà un vaccino o avremo raggiunto una immunità di gregge. Di certo, ha avuto un impatto enorme sulle band e sui locali in giro nel mondo. Bisogna vedere quale sarà l’impatto a lungo termine.

Grazie mille davvero, sentitevi liberi di aggiungere ciò che preferite per finire questa chiacchierata e lasciate I vostri contatti per i lettori.

Brian: Grazie, speriamo ci sia qualche cambiamento in meglio nel futuro, per tutti, non solo per i forti e i per i ricchi.

Ben: Credo che Brian abbia centrato il punto. Vorrei solo ringraziare chiunque abbia un minimo interesse in ciò che abbiamo fatto negli ultimi trenta anni. Non siamo meglio di chissà chi e lo apprezziamo molto. Grazie!

I nostri contatti: per i dischi in formato fisico dropdeadhc.com; digitali dropdeadhc.bandcamp.com, per la band/label armageddonlabel@gmail.com