DRONNY DARKO E PROTOU, Earth Songs

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Earth Songs nasce dalla collaborazione tra Dronny Darko e la conturbante Sasha Cats (protoU), alla sua prima uscita ufficiale. Come suggerisce il titolo, il disco è un omaggio, un concept che ripercorre la storia del nostro pianeta attraverso sette panoramiche cosmiche o nebbiose fermate metropolitane: si va dalla partenza dell’universo all’affacciarsi delle prime forme di vita, dalle estinzioni di massa alla comparsa dell’uomo, compresa un’ipotetica e imminente fuga dalla Terra.

Si penserà che almeno l’introduzione – se riferita al Big Bang inteso come frastuono termonucleare – potesse essere diversa. Certo, ma probabilmente 13,8 miliardi di anni fa avremmo osservato soltanto un’enorme luminescenza accecante, dopodiché il buio pesto. Quindi, niente esplosioni o altri rumori simili, piuttosto soffermiamoci sul quel senso di nascita embrionale, presente in tutto il disco e manifestato attraverso lunghi e interminabili drone, di quelli che sono ancora racchiusi e ingabbiati al di sotto della crosta terrestre. Non è sicuro, non è un dato certo, non necessariamente deve esserci stato un boato in quell’istante, questo perché l’universo o spazio profondo sostanzialmente è un nulla senza fine: essendo tale, la scienza suggerisce che in tali circostanze le onde sonore non possano propagarsi. Già, peccato solo che l’infinito intergalattico non sia proprio un vuoto assoluto e quindi quella impercettibilae diffusione sia fattibile, teoria spicciola sulla quale (forse) ha ragionato il duo ucraino. Anche la traccia vegetale “Riparian Forest”, inevitabilmente, ha richiesto un’interpretazione, in questo caso dello sviluppo evolutivo delle rigogliose foreste verdi, reso con l’uso di ottimi field-recordings arricchiti dai suoni dei primi innocui volatili svolazzanti tra i rami prima dell’avvento dei dinosauri.

L’album sembra piatto, ma non è malvagio, ha solo bisogno di parecchi ascolti. Poteva essere costruito meglio, magari squarciando ogni tanto il sottofondo con deviazioni tipo qualche urlaccio di un tirannosauro o una battuta di caccia al mammut. Comunque sia, il tema affrontato è interessante, ma non nuovo, infatti, già nel 1991, qualcosina di simile era già stato affrontato dai tedeschi Strafe FR nell’album Lufthunger.