DIVIDE AND DISSOLVE, Gas Lit

Un primo album, nel 2017, dedicato alle fondamenta, non a caso intitolato Basic: nello scorrere le tracce, “Black Is Beautiful”, “Black Supremacy”, “Black Power”, “Black Resistance”, “Black & Indigenous”, “Black Vengeance”, “Black Love”… Un secondo, nel 2018, nel nome dell’Abomination, per l’appunto in slalom tra nefandezze, assimilazioni e stermini culturali, riappropriazioni e via proseguendo. Pubblicato dalla sempre ottima Invada Records di Geoff Barrow, Gas Lit è adesso il terzo lavoro sulla lunga distanza per il duo Divide And Dissolve, composto da Takiaya Reed (sassofono, chitarra, effetti live) e Sylvie Nehill (batteria, effetti live), rispettivamente di origini cherokee e maori.

Ma quanto conta per un duo strumentale il potere della parola? Per le Divide And Dissolve, lo avrete capito, tantissimo. Reed e Nehill lasciano il gas acceso e innescano un’esplosione doom con combustione di influenze classiche rese opportunamente attuali, consacrata alla divulgazione del messaggio che permea l’intera loro opera: distruggere l’impostazione coloniale della supremazia bianca e combattere per la liberazione e la sovranità indigena. Gli stessi territori indigeni devono essere restituiti ai loro legittimi proprietari, oltre che preservati a livello naturalistico con la salvaguardia di ogni elemento, dall’acqua alla terra, mezzi espressivi come lo sono corde, legni e pelli della bellezza del creato.

In sorellanza tra foga delle esecuzioni e comune legame con i propri antenati, Reed e Nehill condensano la tradizione della canzone di protesta in chiave anti-tradizionale, lo spirito punk che oggi muove tuttora cittadini suonanti del mondo come Downtown Boys, afro-futurismo e attivismo politico, la preveggenza della viaggiatrice del tempo Octavia Butler e l’orrore di un Jordan Peele che a volte è tutti Noi (“Us”). Solo che lo fanno a dei volumi pazzeschi, fondendo heaviness, drone music, distorsioni e metalli avant-jazz con la supervisione in veste di produttore di Ruban Neilson della Unknown Mortal Orchestra.

“Oblique” è una chiamata alle armi, “Prove It” macina elettricità in vortice e “Did You Have Something To Do With It” è episodio a sé in quanto motivante spoken sciamanico (il mantra è this is our time), a precedere i saliscendi da cardiopalma, decisi ed empatici, dell’estesa “Denial” e della conclusiva “We Are Really Worried About You”. Insomma, Gas Lit fa tremare le pareti di casa, anche nel senso che mina rassicuranti certezze date troppo spesso per scontate a vantaggio dei soliti pochi.

Tracklist

01. Oblique
02. Prove It
03. Did You Have Something To Do With It
04. Denial
05. Far From Ideal
06. It’s Really Complicated
07. Mental Gymnastics
08. We Are Really Worried About You