DERADOORIAN, Ready For Heaven
È tornata Angel Deradoorian, yes yes yes. Primo album per Fire Records e terzo da solista, dopo il più mentale The Expanding Flower Planet e il più fisico Find The Sun, senza contare la divertente avventura al fianco di Kate NV a nome Decisive Pink, Ready For Heaven compie il salto definitivo verso una propria dimensione personale, dove ogni cosa si amalgama alla perfezione, dal krautrock al pop, dai Can agli ESG. La polistrumentista californiana di origini armene trova risposta creativa, nell’era della tecnologia, nella pura e semplice arte, parlando di “paradiso e vita terrena, dannazione e salvezza”, parlando in breve di un’umanità che si sta consumando sotto ai diktat del capitalismo, centrando una sintesi perfetta tra comunicabilità e sperimentazione.
C’è un sacco di energia sottopelle, anche perché Deradoorian – spiritata-pacificata – fa tutto per conto proprio, dal songwriting ipnotico agli arrangiamenti brillanti, sino alla produzione. Come al solito, a dispetto della cupezza dei ragionamenti di base, qui si cerca la luce e l’estro, la voce, il gusto della padrona di casa riscaldano l’ascolto. “Storm In My Brain” restituisce il caos salvifico di input che (s)viaggiano dall’art noise alla jazz wave dagli echi bansheesiani, “Any Other World” è un mantra su synth atemporali, “No No Yes Yes” è un irresistibile numero di tribalismo dance-dub, “Digital Gravestone” richiama i genocidi del passato in attesa di un futuro migliore in un conturbante intreccio di corde e sax. Nel mezzo, “Set Me Free” è elegiaca filastrocca per mollare gli armeggi. Dopo si può proseguire: “Golden Teachers” è un gioco di scintillanza sonora in flusso libero, “Purgatory Of Consciousness” è avant-ambient notturna tanto quanto “Reigning Down” è cavalcata post-80s quasi carpenteriana, mentre sul finale si attracca su una fantasmatica “Hell Island”. Sempre più brava, pronta per salire ancora di livello, ascendere nel pantheon dei grandi.