DEAD IN THE MANGER, Cessation

dead-in-the-manger

Cessation è il primo album di questa band americana di cui si sa ben poco, se non che torna nuovamente a collaborare con 20 Buck Spin a distanza di un anno dal suo ep di esordio. Quello proposto è un mix moderno di grind e black metal alla newyorkese che in diversi momenti ricorda i primi Liturgy o i Krallice (“I”), tra netti risalti di chitarra e atmosfere tenebrose. Il loro è quindi un suono riconducibile alla corrente USBM in cui emerge talvolta l’inclinazione per qualcosa di più immediato, ma – a differenza di chi segue il successo di certi trend – i Dead In The Manger rimangono fedeli ad un’applicazione black dove risiede di fatto dell’efficace ruvidezza, o comunque un senso melodico meno superficiale. Ne fanno testimonianza il timbro vocale greve e l’incedere pesante di alcuni brani, così come le robuste accelerazioni che accennano addirittura al death metal svedese (“IV”). La componente grind qua viene in gran parte sacrificata a favore di strutture allargate, che comunque non eccedono nel tentativo di risultare ulteriormente dinamiche, restituendo un suono capace di toccare i tasti giusti pur senza ricorrere a soluzioni abusate. Ci sono sicuramente alcuni dettagli da rifinire, in primis una cognizione d’insieme ancora piuttosto grezza, ma apprezziamo la maniera in cui questo album ci viene presentato: poca immagine e più sostanza.