DAVE LIEBMAN, TATSUYA NAKATANI, ADAM RUDOLPH, The Unknowable

Un incipit che sa quasi di dark-ambient, con suoni lunghi, lontani, rituali, un tramestio di percussioni che apre il sipario su mondi subacquei o celesti, qualche woosh di troppo (è Adam Rudolph che, oltre a suonare tutto il percuotibile assieme a Tatsuya Nakatani, si dedica al live eletronic processing, e forse sarebbe stato meglio evitare): “Benediction (Opening)”. Così entriamo nel mondo delle improvvisazioni di Dave Liebman (sax tenore e soprano, flauto indiano americano e piri, quest’ultimo strumento già ascoltato di recente nel disco di Park Jiha) accompagnato dai due percussionisti appena citati lungo questo The Unknowable, pubblicato dalla RareNoise.

Se l’introduzione non promette benissimo, col resto del disco le cose non vanno molto meglio, e decisamente siamo nell’ambito dell’ovvio, sebbene, data la maestria dei musicisti, non manchino certo frangenti degni di attenzione, come bei dialoghi tra fiati e percussioni, dal respiro ampio e naturale, suoni della giungla e un mood fluido e libero, come nei dischi del catalogo Byg/Actuel. Il curriculum di Liebman mette soggezione (Miles Davis ed Elvin Jones, tra i molti), Adam Rudolph è il fulcro dell’ottima Go:Organic Orchestra, Nakatani è nativo di Osaka ma risiede negli Usa da metà anni ’90 e ha sviluppato un set ad hoc per suonare la sua musica: è proprio però dal punto di vista timbrico, sorprendentemente, che a volte affiora qualche problema, con il live processing elettronico che suona fuori fuoco e gratuito e dà a queste jam un sapore pericolosamente new age, come un Garbarek perso nella foresta, tra alberi secolari e canti di uccelli. Anche l’ispirazione a dire il vero non sembra sempre baciare queste triangolazioni: ci sono momenti (“Skyway Dream”) dove poche idee bastano a creare mondi affascinanti, in questo caso un downtempo aborigeno con Liebman al flauto; altri (“Transmutations”) dove, al di là dello sfoggio di timbri e colori diversi, accade davvero poco. “The Turning” ci porta in un deserto ipotetico ma l’oasi è un miraggio lontano e restiamo scottati dal sole della noia, “Present Time” fa incontrare Coltrane e percussioni tra Cuba e Oriente, “Iconographic” sfoggia un Fender Rhodes un po’ fuori contesto, poi si chiude con un’altra “Benediction (Closing)”, di nuovo interlocutoria e prescindibile. Un disco che, più che suonare come un viaggio in mondi possibili, in molti frangenti sembra una guida Lonely Planet. Peccato.

Tracklist

01. Benediction (Opening)
02. The SImple Truth
03. Late Moon
04. The Unknowable
05. Skyway Dream
06. Transmutations
07. The Turning
08. Present Time
09. Distant Twilight
10. Iconographic
11. Cosmogram
12. Premonition
13. Benediction (Closing)