DARKTHRONE, Nocturno Culto

Darkthrone

I Darkthrone sono – oggi più che mai – autentici paladini e simboli del metal doc in campo estremo, e non solo. Un po’ per il percorso musicale che li ha visti continuare indefessi lungo una loro traiettoria, indifferenti ad aspettative/pressioni e devoti a una loro visione personale, la stessa che li ha portati dal black all’odierna deriva heavy metal. In parte, per l’enorme impegno con cui hanno sempre dato spazio e diffuso in ogni modo possibile le realtà che consideravano più vicine e meritevoli per suoni o mentalità (si pensi alla comparsa della toppa dei Morne sulla copertina di Circle The Wagons o al sito Band Of The Week, tanto per fare due esempi eclatanti). Attraverso il nuovo The Underground Resistance il processo ha raggiunto un ulteriore stadio, con l’ingresso di una spiccata componente metal anni Ottanta, mai come ora evidente all’interno dei brani. Di motivi per intervistarli, insomma, ce n’erano molti e, grazie all’intervento di un comune amico (Francesco D’Armi, cui va il nostro enorme ringraziamento), siamo riusciti a raggiungere un disponibile Nocturno Culto. Buona lettura.

Cominciamo parlando del vostro ultimo disco e della sua trama così ricca: sembra contenere l’intero immaginario metal in un pugno di canzoni. Questo mi ricorda la scena dei primi anni Ottanta, quando esistevano solo metal e non-metal. Etichette, sotto-scene, e sotto-generi hanno cominciato a comparire solo più tardi. Cosa ne pensi dell’attuale esigenza di definire tutto con termini, immagini e, persino, dress-code differenti?

Nocturno Culto: A essere sincero, me la sono persa! Intendo, ho perso traccia di tutte le varie sotto-scene e così via. Non me ne potrebbe fregare di meno. La mia opinione è che non esistano il giusto e lo sbagliato, ascolto ciò che mi piace e fa presa su di me. Ero solito etichettare i vecchi Mercyful Fate come black metal a causa delle sensazioni che mi trasmettevano, anche se probabilmente si trattava solo di heavy metal. La musica non può essere vista, quindi ciascuno è libero di apprezzare ciò che preferisce… Comunque, grazie mille per le belle parole sul nostro nuovo album.

I Darkthrone sono riusciti a mantenere una cifra stilistica personale pur nell’evolvere e mettere in discussione la loro musica nel corso degli anni. Siete riusciti anche a riunire audience solitamente distanti, cosa accaduta a ben poche band (mi vengono in mente i Motörhead, per dire), dal metal al punk con tutto ciò che sta nel mezzo. Possiamo attribuire il merito al vostro approccio diretto e all’impatto “senza fronzoli” che ha sull’ascoltatore? Condividi questa analisi o credi ci sia dell’altro?

Come molti sanno, non suoniamo dal vivo, per cui ci concentriamo sugli album. E lo facciamo a modo nostro. Non ci siamo mai interessati alle reazioni o a leggere le recensioni, ma siamo sempre stati focalizzati solo sulla musica e sul poter fare quello che ci pareva in qualsiasi momento, il che è una cosa grandiosa al 100%. Non c’è alcun dubbio sul nostro profondo interesse per la musica in generale e, per questo, i Darkthrone si sono evoluti in ogni direzione, una cosa che magari fa arrabbiare qualcuno (risate, ndr). Ma che cazzo, non possiamo fare dieci “Under A Funeral Moon” e sentirci fieri. Dopo che abbiamo avuto di nuovo uno studio nostro nel 2004, abbiamo provato definitivamente una grande sensazione di libertà. Niente regole, niente merda.

Di sicuro, lo stesso titolo The Underground Resistance evidenzia una delle molteplici ragioni per cui avete assunto un ruolo chiave nella scena. Avete sempre supportato e vi siete sempre attivati per dare visibilità alle realtà più interessanti e sincere in circolazione. Credete che la scena metal saprà mantenere una base underground vitale, nonostante i molti tentativi di commercializzare tutto portati avanti dall’industria discografica? Quale credete siano i motivi di un così solido attaccamento della scena metal alla sua base?

Il vero metal, come la vera musica, non lascerà mai il pianeta Terra. Ci sarà sempre, da parte degli individui con una personalità forte, la voglia di mettere le mani sulla vera musica. Se non sarà disponibile nuova musica vera, ascolteranno vecchi dischi in grado di restituir loro qualcosa di profondo. Sono molto ottimista riguardo alla scena metal degli ultimi anni, ci sono così tanti individui in gamba in giro che suonano il mio tipo di musica, qualcosa che apprezzo enormemente.

La Peaceville sta ristampando la vostra discografia e avete deciso di aggiungere del materiale extra alquanto interessante, come cd con commenti e interviste. Questo mi fa pensare anche alle ricche note che accompagnano i vostri booklet e al lancio di mini-siti tematici per ogni nuovo disco. Quindi mi viene da chiedervi del vostro rapporto con fan e ascoltatori. Sembra ci siano un’unione profonda e un’enorme voglia di condividere il vostro lavoro. Dico bene?

Sì, la Peaceville sta ristampando il vecchio catalogo Moonfog, dopo che lo ha ricomprato qualche anno fa, e ci sentiamo in dovere di fare qualcosa di speciale. Questa è stata anche l’occasione per me e Fenriz di parlare dei nostri dischi in modo spontaneo e condividere la cosa con i nostri fan. E sì, ci interessano i nostri fan e ci interessano i Darkthrone e non abbiamo nulla da nascondere, quindi cerchiamo di essere più aperti possibile, anche se a volte mi ritirerei sotto una roccia e non capisco perché la gente dovrebbe parlarmi o intervistarmi. Probabilmente sono solo palloso e dico un sacco di stronzate, hell yes.

Darkthrone

A un certo punto (in particolare con FOAD e Dark Thrones And Black Flags) ho notato un flirtare con la scena crust e punk, quindi sono curioso di sapere la vostra opinione sull’idea che il black metal sia nato come un’arma per eliminare l’aspetto più tecnico e progressive dal metal e contaminarlo con l’attitudine iconoclasta del punk.

Non è facile da spiegare, almeno dal mio punto di vista. Eravamo coinvolti nel punk e nell’hardcore già quando eravamo ragazzi, quindi è qualcosa che abbiamo nel sangue. Così, quando abbiamo ottenuto Necrohell 2 (il nuovo studio dei Darkthrone, ndr), è stato come se le sensazioni dei vecchi tempi fossero tornate in superficie. La classica attitudine “fatuttoquelchevuoi”. Era come se fossimo soli, noi contro il resto del mondo.

Circle The Wagons ha iniziato una marcia di avvicinamento al metal anni Ottanta e The Underground Resistance rappresenta l’apice di questo percorso. Lo considerate un traguardo o solo un passo ulteriore nella vostra evoluzione e nella vostra storia come band?

Non pianifichiamo mai nulla quindi, è solo un altro passo nella nostra evoluzione, se qualcuno vuole chiamarla tale. The Underground Resistance è l’album con cui siamo diventati heavy!

Nel nuovo album, anche l’artwork è cambiato, avete abbandonando lo stile degli ultimi dischi per aggiungere un tocco epico al tutto. Non posso evitare di chiederti qualcosa sulla nuova copertina e sul mood epico di un brano come “Valkyrie”.

Hmmmm. (sic, ndr)

Cosa puoi dirmi dell’essere in squadra da così tanto tempo? Cosa rende la vostra partnership come musicisti così speciale e duratura?

È stato un piacere per tutti questi anni e una delle ragioni principali per cui siamo rimasti insieme così a lungo senza cambiare musicisti è che non suoniamo dal vivo. Credo che girare il mondo uccida le band dall’interno. Ci gustiamo il processo di comporre musica e registrare dischi.

Guardando indietro, quali band sono state in grado di influenzarvi e formare la vostra personalità come musicisti? Siete stati sempre coinvolti nella scena metal o avete iniziato con generi differenti?

Per quanto mi riguarda, il rock anni Settanta è ciò che ho di più vicino al cuore. Sono cresciuto con lui, poi gli anni Ottanta hanno visto la nascita di un oceano di band metal che hanno costituito le fondamenta della mia esistenza.

Grazie mille per il tuo tempo, ho sentito voci su una possibilità di live show in futuro, c’è possibilità che si avveri?

Non è davvero una cosa per cui sperare.