DARKSIDE, Nothing

Il niente per affermare il tutto. I DARKSIDE di Dave Harrington e Nicolas Jaar, adesso divenuti trio con il reclutamento in pianta stabile del batterista Tiacael Esparza, si sono ritrovati per mettere sotto la loro ormai iconografica “bolla” le tracce nate da improvvisazioni tra Los Angeles e Parigi, ribattezzate per l’occasione “Nothing Jam”. Il niente che per Harrington è anche la rilassatezza dell’oziare in santa pace, assieme alla figlioletta, mentre per Jaar è all’opposto la risposta in parte sarcastica ai mali del mondo, tra guerre e clima in subbuglio. Nel frattempo sono successe varie cose: se il primo è andato avanti da solista classic jazz-rock sulla West Coast e ha fondato i Taper’s Choice con membri di Real Estate e Vampire Weekend, il musicista statunitense-cileno ha brillato per conto proprio (a suo nome con i due volumi di funerea elettronica di Piedras, apparsi un po’ in sordina alla fine dello scorso ottobre, composti per commemorare le vittime della dittatura militare di Pinochet e usati in origine per il radiodramma “Archivos de Radio Piedras”), in compagnia (è stata appena annunciata la sua collaborazione con Ali Sethi, al battesimo al prossimo C2C Festival) e per terzi (le recenti produzioni per FKA twigs, per esempio).

Nothing, il terzo album su Matador dopo Psychic del 2013 e Spiral del 2021, mette in fila con grande cura del sound e delle sue accresciute stratificazioni nine transmissions of negative space, telepathic seance, and spectral improvisation. Questo si avverte in maniera tangibile con le due sezioni di “Hell Suite”, parimenti robotica ed elegantemente rétro per metà, calda e souleggiante per l’altra metà. L’apertura più sperimentale di “Slau”, per una soffusa ambient-dub squarciata dai vocal, funge da imbocco a un programma scorrevole eppure abbastanza vario e dagli accostamenti sulla carta a volte improbabili, dal groove maggiormente dance pop-rock di “S.N.C.” agli articolati giochi in falsetto, ai synth minacciosi e alle chitarre psych-country di “Are You Tired? (Keep On Singing)”, dalla grana kraut-blues con coda barricadera di “Graucha Max” alle percussioni latinoamericane e ai beat house di “American References”. I tre sembrano darsi e dare la carica, con linee digitali e acustiche a intrecciarsi senza soluzione di continuità, a materializzarsi da uno spazio “altro”. Il finale di “Sin El Sol No Hay Nada” arde in una dissolvenza che lascia aperta ogni porta.