CONFUSION MASTER, Awaken

A metà strada tra Black Sabbath ed Electric Wizard, i Confusion Master affondano le radici nel doom settantiano, su cui iniettano robuste dosi di stoner per un effetto che può dirsi tutto fuorché originale, eppure lo fanno con una tal faccia tosta e una evidente cognizione di causa che finiscono per conquistare gli amanti del genere e fanno loro vincere un secondo giro sul piatto.

Formatisi grazie all’incontro tra musicisti coinvolti nella scena punk e metal di Rostock sul Mar Baltico, rappresentano un solido esempio di melting pot tra ottica diy e amore per i suoni vintage a scapito di ogni patinatura. Niente di inaudito o capace di distaccarsi da un’ottica di disco di genere, per carità, eppure la voglia di cercare un proprio spazio all’interno della scena di riferimento permette ai Confusion Master di comporre brani credibili e dotati della giusta spinta per fare la gioia degli adepti di un culto mai sopito e sempre ben vivo nel cuore dei suoi devoti. Tra riff rocciosi e vocals “stonate”, accelerazioni contenute e rallentamenti pachidermici, Awaken compie il proprio dovere senza sfigurare e in più di un caso mostra di non avere molto da invidiare a colleghi più blasonati, tanto da permetterci di asserire che il suo unico difetto sta proprio nell’arrivare quando ormai certe sonorità hanno offerto molto, forse troppo, tanto da inficiare chi come loro avrebbe ben diritto di godere di un proprio momento di visibilità. Per questo, riteniamo doveroso segnalare questo album a chiunque sia ancora alla ricerca di una nuova dose di doom con cui accompagnare i propri viaggi nello spazio. In fondo, se c’è una cosa che certi suoni hanno dalla loro è proprio la capacità di riuscire a rimanere sospesi nel tempo senza risultare mai obsoleti. Il finale con il brano che dà il titolo all’album, con il suo incedere ossessivo e i feedback che saturano l’aria, sembra indicare una possibile via di fuga dalla reiterazione degli standard e dall’eccessiva fedeltà ai propri padri putativi. Vedremo se questo sarà solo un esperimento o una reale evoluzione per la band, nel frattempo ci godiamo questo autentico tributo al Sabba Nero in salsa fumosa.