COMPLETE FAILURE, Crossburner

Arrivata al quarto album dopo cinque anni di silenzio, la band americana continua a vagabondare in territori di pura violenza sonora. Il grindcore, materia prima che i Complete Failure sanno gestire con grande maestria, in Crossburner è imbastardito con una dose massiccia di hardcore anni Novanta. Le quattordici canzoni che compongono l’album sono un pugno in faccia, sorretto da blast beat infernali che sfociano in parti cadenzate che rimandano alla scuola death metal americana. Non mancano infatti il groove e quella sensazione di sporcizia e atmosfera caustica che solo Obituary e Skinless sapevano regalare. Certo Crossburner non è un lavoro originale, ma non è neppure richiesta una caratteristica simile quando si vuole annichilire l’ascoltatore con i migliori stratagemmi compositivi che il genere richiede, anche se l’impatto monolitico di furia cieca grindcore si smorza un poco in “Suicide Screed Of Total Invicibility”, dove reminiscenze dei Converge più riflessivi – alcune cose sono prese da You Fail Me – formano atmosfere cupe e gravi. Il percorso che intraprendono i Complete Failure va sul sicuro, nonostante loro cerchino in molti modi di cambiare faccia alla violenza musicale proposta, passando dal grindcore dei primi Pig Destroyer all’hardcore velato di black metal e al crust vecchia scuola degli Agathocles. Nonostante i numerosi espedienti, però, Crossburner resta un muro sonoro che ha una sua logica ma che anche dopo numerosi ascolti lascia dubbiosi. Manca qualcosa che possa far ricordare questo disco come il piccolo gioiello grindcore che vorrebbe essere. Dispiace perché anche questa volta, come in tutta la loro carriera, i Complete Failure hanno sfiorato il grande salto, creando un’opera onesta, genuina ed appassionata, ma poco ispirata.