CLOUDLAND CANYON, An Arabesque

CLOUDLAND CANYON, An Arabesque

Ripercorrere la storia dei Cloudland Canyon dalle origini, nonostante i riferimenti musicali al krautrock siano rimasti sempre ben saldi, è veramente un’impresa da capogiro. Un progetto in continua evoluzione dal 2002, sia dal punto di vista musicale (per l’insaziabile gusto di sperimentare), sia per quanto riguarda i costanti rinnovamenti della line-up: Kip Uhlhorn rimpiazza il membro co-fondatore Simon Wojan (King Khan and The Shrines, Metrophon) con la moglie Kelly Winkler, e si circonda di un cast preziosissimo che include Ross Johnson (Panthern Burns), David Scott Stone (LCD Soundsystem), Lesa Alridge, Jody Stephens (Big Star), Kliph Scurlock (ex-Flaming Lips) e Pete Kember aka Sonic Boom (Spacemen 3, Spectrum), che ha anche supervisionato la produzione di questo terzo ep. Costituito da otto tracce quasi indistinguibili tra loro, An Arabesque è un disco la cui struttura pop sottostante, nella sua forma più scarna, man mano si arricchisce di oscillanti riverberi che si incrociano e sgomitano con pulsioni minimaliste e suoni robotici perfettamente in linea con le uscite Medical Records. “Where’s The Edge” parte a ritmo serrato e in pieno stile cosmic-disco; subito dopo, con l’inaspettata sezione minimal wave di “Try Faking It”, la mente inizia a disegnare arabeschi a tempo di synth pompati. È nella title-track che le fredde tessiture sintetiche si placano per dare spazio alle voci nebulose ed ossessive della Winkler, accompagnate da un romantico sax. Un disco dinamico e persino ballabile, concepito con il chiaro intento di voler giocare con i suoni e considerare i tanti generi musicali testati un ingrediente importante, ma senza valorizzare realmente nessuno di questi.