CLAUDIO ROCCHETTI, Island Within An Island

Like a silent observer, he wanders through the meanders of a pale and intangible non-place, witnessing the residual memories of an urban cemetery: abandoned and decrepit structures, whose skeletons remain as a symbol of a lost daydream. Imperceptible frequencies of deafening silence leak the images of the last inhabitants abandoning the island under a thunderous storm; the wind carries the howling sound of a horn, the very last ship leaving that deserted land

Dopo Syrian Edge, è la volta di quest’altro ep, Island Within An Island, in origine composto nel 2013 per un’istallazione milanese di Giuseppe De Mattia, che fa parte di una trilogia chiamata Panorama, il cui terzo capitolo (Thy Eyes, The Betrayal) uscirà a dicembre. Questo 2019, dunque, è per Claudio Rocchetti l’anno delle conferme, ma anche quello della voglia di effettuare delle leggere deviazioni dalle strade solitamente battute in passato, anche se in sostanza si resta sempre tra noise e nastri manipolati che descrivono paesaggi mentali spesso inquieti. Qui fanno ancora capolino stralci di idee mutuate da altri dischi, in particolare da Memoria Istruttiva, accompagnati da un’attitudine a buttare nella mischia reminiscenze degne del miglior Alan Splet, in “Part II”, traccia composita dove fondamentalmente si passano in rassegna tutti i topoi del rumore, tra impetuosi attacchi sonori ed atmosfere tetre. Lo stesso discorso si potrebbe fare anche per la prima parte, con quei sibili in lontananza, il violino che suona lento e malinconico e un senso di incombenza e di vuoto che può ricordare le composizioni di James Leyland-Kirby, The Caretaker. A chi sa bene del lavoro del bolzanino non dico nulla di nuovo, tutti gli altri potrebbero azzardare partendo anche da questa trilogia per farsi una minima idea di che “noiser” di razza si tratti.