CHARALAMBIDES + STEREOCILIA, 22/11/2018

CHARALAMBIDES + STEREOCILIA, 22/11/2018

Bristol, The Exchange. Foto per gentile concessione di Luigi Mutarelli.

Old Market è una via storica della città, è una zip al contrario, dal centro ti porta ai primi quartieri islamici di Easton e Lawrence Hill, ma è anche l’ultima roccaforte popolare che resiste alla nuova edilizia rampante e cannibale. Ormai si sente il fiato sul collo quando si cammina dalla stazione verso quella via, ma anche in Redcliffe e Cabot Circus, insomma pornografia urbanistica, e il nuovo sindaco, uno der popolo e pure de colore come i bro, tanto per cambiare è più faccia di nutella del precedente culo bianco col ghigno da trafficone. Erano già pronti scaffali di fazzoletti di carta per celebrare l’addio all’Exchange, specie considerando che uno dei soci era Dev, il bassista degli Idles, ora musicisti a tempo pieno sempre in giro per il mondo, visto che sono diventati improvvisamente una meatball e ovunque si presentano fanno sold out. Chi l’avrebbe mai detto, Dev: eri lì con noi cinquanta a scuotere la testa perplesso ma affascinato in uno dei primi live bristoliani dei Sleaford Mods, e avevi pure mollato il bancone del bar per dieci minuti per startene con noi in modalità me coioni… aho’ questi so’ gajardi… a dieci metri dagli Zu. Invece l’Exchange è appena diventato il primo locale “con azionariato popolare”, e i 200.000 pound necessari per salvarlo dalla macellazione e conversione in fottutissimi uffici commerciali e mini pieni di specchi quadrati fatti per essere messi sul tavolo e pippare, sono saltati fuori, tiè! Potevano suonare in un posto migliore i Charalambides, dovendo fissare una data a Bristol? Certo che no…

Ad aprire la serata l’immarcescibile chitarrista locale Stereocilia, che fa il fenomeno con pedali e laptop come se nel frattempo non fossero mai saliti in superficie un mezzo migliaio di chitarristi simili. Un Paolo Spaccamonti o uno Stefano Pilia se lo mangiano e lo ri-cagano, direbbero nelle sale da tea oxfordiane. La cosa incredibile di questa serata uggiosa dove ogni frase alle fermate dei bus inizia con Black e finisce con Friday, è che dei cinquanta spettatori per Stereocilia ne rimangono una trentina per i leggendari Charalambides. Per un momento mi viene da tornare in strada e urlare siete dei senza-bidé senza speranza!, poi mi ricordo che tra un annetto potrei essere cittadino inglese e mi ricompongo in tempo. Stereocilia, comunque, me lo sono sentito dalla sala del pub, non ce la facevo a vedere Christina sola soletta e come sempre di una dolcezza infinita lì sul tavolone con sopra un paio di copie dell’ultimo vinile suo e di Tom. Sembrava stesse vendendo mutande di terza mano, invece era l’ennesimo splendido disco dei Charalambides.

“Midnight” apre il set dei Carter, che corrisponde praticamente al loro album uscito quest’anno meno una suite strumentale lunga. La voce di Christina è la pioggia di Bristol, finissima e quasi invisibile, che ti fa sorridere da quanto sembra leggera, e cinque minuti dopo ti ritrovi inzuppato come uno stronzo. Dopo un paio di pezzi siamo tutti ipnotizzati da lei. Tom fa camminare la sua chitarra che è una meraviglia e più il tempo passa più, marito e moglie si allontanano pur non perdendosi mai di vista. Zero scenografia sul palco dietro di loro, no visuals, niente. È lo spazio al centro che diventa il contenitore per noi, solo per noi. Non occorre neppure chiudere gli occhi e possiamo vedere in musica greggi di pecore sui campi, ragazzi seduti sul prato che si passano una canna, due fidanzatini al primo bacio, cavalli bianchi che corrono di fianco alle auto. Alla coda di “Life And Death” quasi rimpiango di essere astemio e non fumatore. Pochi minuti dopo, Christina ritorna dietro al tavolone vicino all’entrata e, guarda un po’, ora sono in tre/quattro a voler parlare in contemporanea con lei, contendendosi i pochi vinili rimasti nello scatolone.

Nella testa mi restano due domande: a che diavolo serve che i bristoliani si siano rotti la schiena per salvare l’Exchange se poi a vedere i Charalambides a otto Pound siamo in 30? e soprattutto come si fa a mandare un messaggio dolce con un pezzo dei coniugi Carter a una che l’altro giorno ha passato la sera a guardarmi il pacco?