CATERINA PALAZZI SUDOKU KILLER, Asperger [+ full album stream]

Il passaggio dall’incanto dell’infanzia al disincanto dell’età adulta; quel buco nero in cui le distinzioni sfumano e i concetti di Bene e Male perdono una volta per tutte i loro confini. È l’infanticidio cui allude il precedente disco dei Sudoku Killer (Infanticide, 2015, Auand Records), il cui titolo, come d’abitudine per la band capitanata dalla contrabbassista romana Caterina Palazzi, anticipa le tematiche del lavoro successivo, il qui presente Asperger, appena uscito per la portoghese Clean Feed con la produzione di Lorenzo Stecconi (il chitarrista dei Lento, che conosciamo molto bene). Insieme a lei, artefici di una musica violenta e contraddittoria, adottata dal jazz ma figlia del rock, ci sono Giacomo Ancillotto alla chitarra elettrica, Maurizio Chiavaro alla batteria e la new entry Sergio Pomante, che, ad eccezione della terza traccia, rimpiazza al sax tenore Antonio Raia.

Nelle parole della musicista, premiata ai Jazzit Award come miglior compositrice italiana del 2010, “questo terzo album descrive un ulteriore passaggio dello spirito umano che, immerso nel caos sociale ed esistenziale, comincia a essere attratto dal male”. Ognuno dei cinque brani è dedicato a un cattivo della Disney, a uno di quei soggetti diabolici che, nello sguardo ancora ingenuo dell’infanzia, coincidono con lo “scherzo della natura” e finiscono sempre dalla parte dei perdenti. Poi, presto o tardi, ci si accorge che anche quei mostri, così smaniosi di fare il male a fin di Male, chiedono un riconoscimento che non hanno mai ottenuto, e come Dracula rivendicano il loro desiderio, il diritto di un amore. I cattivi e i mostri dell’immaginario popolare, ma anche quelli che alberghiamo dentro di noi, ci ripugnano e attirano allo stesso tempo; li scacciamo ma non vogliamo né dobbiamo dimenticarli.

Come non scorgere, in questa trama nota a tutti, quella che in fondo è l’anima di questo disco, il terzo della formazione? Meno jazz rispetto al passato (semplicemente perché più lontani da una idea di improvvisazione), tutti i brani di Asperger si nutrono di questa forza bipolare che tende ora da una parte ora dall’altra, ora rilassando ora pugnalando, vibrando e scuotendosi in un misto tra orrore e fascinazione. Potremmo parlare di jazzcore, di post-rock e di squarci free-noise, quindi perdere l’orientamento nel labirinto di John Zorn, scorgere gli Zu dietro un angolo male illuminato e, finalmente, godere d’istinto tra una chitarra distorta che vive furiosa e rovente (ma a tratti sporca di polvere tex-mex) e un sassofono tenore imbizzarrito e sgusciante alla maniera di un Mats Gustafsson (con gli ultimi Fire! in assetto hard & heavy). Su tutto, anzi al di sotto di tutto, sta il contrabbasso pizzicato o più di rado sfregato con l’archetto, creatura luciferina che dagli inferi orchestra e dirige ciò che accade in superficie.

A conti fatti, in Asperger troviamo la cattiveria – e il Male scritto in maiuscolo – che mancava a un altro bel disco per il quale abbiamo parlato di jazzcore, ovverosia quel Meno Mondo Possibile che a inizio anno discutevamo in un’intervista insieme all’autore Giorgio Distante. Del nuovo album di Caterina Palazzi siamo invece felici di ospitare in esclusiva – per alcuni giorni – lo streaming integrale.