CARACH ANGREN, Dance And Laugh Amongst The Rotten

I Carach Angren sono un gruppo olandese fondato nel 2003, che propone un genere musicale definibile, in senso lato, “horror metal”. Impossibile disconoscere l’influenza dei Dimmu Borgir e degli Anorexia Nervosa dal punto di vista compositivo e quella dei Cradle Of Filth sui temi trattati.

Dopo un demo, un ep e quattro album, giunge ora la quinta fatica in studio per una formazione che deve il proprio nome alla mitologia tolkieniana: Carach Angren (Iron Jaws) designa infatti in lingua elfica (Sindarin) il passaggio fortificato posizionato a nord ovest di Mordor. Il trio formato da Seregor (cantante/chitarrista), Ardek (tastiere e orchestrazioni, noto anche per le recenti collaborazioni con Lindemann, Ex Deo e Pain) e Namtar (batteria) viene affiancato in sede di registrazione da due ospiti, Patrick Damiani al basso e soprattutto Nikos Mavridis al violino, che si rende protagonista di un apporto decisamente prezioso in fase solista in numerose canzoni del disco. La “teatralizzazione” dei singoli brani è possibile grazie al sovrapporsi di black metal, atmosfere dark e parti “sinfoniche”, con la produzione di Peter Tägtgren in grado di far risaltare e coesistere insieme potenza e soluzioni armoniche di grande ricercatezza. La musica racchiusa nel disco si può dire cinematografica, una colonna sonora ideale, come si intuisce, per un film del terrore (“Opening” ne rappresenta un’introduzione perfetta, con le sue note di piano particolarmente angoscianti e qualche accenno di tastiera che richiama un sinistro carillon), caratterizzata dalla diversità delle atmosfere e dal cambio continuo di registro vocale: black, death, parti narrative e la presenza di cori maschili sulla falsariga dei Septic Flesh nella melodica “Charlie”.

I Carach Angren giocano a variare il ritmo del disco con una musica opulenta, talvolta imprevedibile e spiazzante, che si nutre di evocazioni malefiche e di grandi aperture “sinfoniche” cui fanno da contraltare atmosfere oscure (la tenebrosa “Song For The Dead”, la potente “Charles Francis Coghlan” e la marziale “Pitch Black Box”) e pezzi incisivi connotati da pura aggressività (l’epica “Blood Queen”). Le chitarre, senza chissà quale tecnica, si dimostrano efficaci e rendono dinamica la narrazione (“De Naam Van De Duivel”).

I due album precedenti, Where The Corpses Sink Forever (2012) e This Is No Fairytale (2015), sollevavano alcune questioni di fondo dietro a una storia horror, occupandosi di temi come, rispettivamente, il trauma della guerra e l’abuso e del maltrattamento dei minori (tramite una variante macabra del racconto di Hansel e Gretel); Dance And Laugh Amongst The Rotten, invece, presenta una successione di storie di fantasmi, racchiuse all’interno della vicenda personale di una ragazzina che usa sconsideratamente una tavola Oujia. Il racconto conosce capovolgimenti improvvisi e una fine tragica, come illustra la conclusiva “Three Times Thunder Strikes”, con un assolo di violino che ne accentua la dimensione drammatica e un grandioso crescendo orchestrale che ne suggella l’epilogo.

Il disco si lascia apprezzare nella sua globalità e non ci sia annoia durante poco più di quaranta minuti di ascolto, tuttavia poche sono le sorprese e spesso fa capolino un vago sapore di già sentito. I fan dei Carach Angren attaccati al periodo iniziale del gruppo, più oppressivo e oscuro, potranno forse restare delusi da quest’ultimo album, meno virulento per meglio far respirare le melodie. Quelli che, al contrario, apprezzano il black metal sinfonico di più facile accessibilità e le storie spaventose troveranno di che soddisfarsi.