THIS BROKEN MACHINE, The Inhuman Use Of Human Beings

The Inhuman Use Of Human Beings

The Inhuman Use Of Human Beings parte dal cortocircuito provocato dal rapporto uomo/macchina nella società moderna, in cui  il primo si trova ad essere sempre più parte di un meccanismo che lo stritola e lo spersonalizza. Un tema forte e trattato in modo approfondito all’interno di questo debutto targato (non a caso) This Broken Machine e (altrettanto non a caso) autoprodotto. Si potrebbe pensare a un disco hardcore, magari crust, uno di quei lavori impregnati di vis antagonista nei quali la musica diviene complementare al pensiero e si contorce caustica e viscerale senza troppo interesse alla forma e al  modo di porsi. Al contrario, The Inhuman Use Of Human Beings è complesso e curato oltre ogni dire, figlio di un metal moderno, nervoso e instabile nella sua opera di contaminazione, mentalmente aperto, in grado di passare da momenti di pura aggressività a sprazzi improvvisi di luce. Se l’uso di cori e melodie potrebbe far storcere il naso a qualcuno per una possibile ricerca del colpo a effetto e per il rischio di scivolare in un post-metal fin troppo catchy (si veda, ad esempio, “Dead End”), in realtà l’impegno con cui i This Broken Machine mettono la propria musica al servizio di un concept e la complessità del lavoro fanno guadagnar loro punti e permettono di apprezzare la voglia di mettersi in discussione senza pregiudizi di sorta. Del resto, sono gli stessi musicisti a citare, al fianco di Isis e Mastodon, anche nomi come Tool e Deftones, dimostrando altresì una vena alternative capace di infiltrarsi tra le maglie della scrittura a rendere il tutto ancor più di difficile catalogazione. Il consiglio è quello di mantenere sempre sotto controllo l’equilibrio tra le varie componenti per non rischiare di perdere in mordente o, peggio, snaturare la natura della proposta, con il conseguente pericolo di lasciare in secondo piano l’importanza del concept: un po’ il famoso “less is more”. Per il resto, voglia di osare, preparazione tecnica e cura non mancano: le potenzialità ci sono tutte.

Tracklist

01. Alpha
02. New Breed
03. Dry Land
04. Black River
05. Dead End
06. Alone
07. Blinded
08. Kingdom Come
09. Consumed
10. Mercury Chrome
11. The Ego
12. June Gloom
13. Machines