BORIS, Dear

I giapponesi Boris sono un’autentica istituzione per chiunque si cibi di doom lento e fascinoso, imbevuto di psichedelia, heavy rock e drone.

I musicisti, nel corso della loro venticinquennale carriera hanno sfoderato dei veri e propri capolavori come Pink, che hanno portato in tour in edizione integrale nel 2016.  Ho avuto modo di ascoltarli dal vivo proprio in quell’occasione e anche alcuni anni prima, e live sanno regalare un impatto incredibile.

Il disco sarebbe dovuto uscire come triplo vinile di commiato, ma i Boris, rinvigoriti dal tour di Pink, appunto, hanno rimesso mano al materiale fino ad allora scritto, hanno aggiunto delle nuove tracce, hanno lavorato e sfoltito quanto prodotto e hanno deciso di proseguire. Anche perché in precedenza avevano deciso di bloccare il processo creativo di nuovi pezzi. Dear è un album magnifico, che suona come il riassunto di quanto hanno creato nel corso degli anni. I riff magniloquenti e pesantissimi, l’uso di sintetizzatori, voci armoniose e melodiche, un drumming possente, fanno di Dear un’opera d’arte totale.

Lasciatevi trasportare da questi suoni caldi ma allo stesso tempo così distanti, da una registrazione impeccabile, nella quale tutto ha lo stesso risalto senza affogare nulla.  I Boris sono di più di una semplice band, i Boris sono un’esperienza che trascende il tempo e lo spazio.