BÖLZER, Lese Majesty

L’ultima volta che vi avevamo parlato dei Bölzer era in occasione del loro album di debutto, Hero, del 2016. Gli svizzeri già ai tempi erano ad un livello di notorietà molto superiore alla media delle formazioni estreme, con molti tour internazionali e apparizioni in festival prestigiosi. Al di là dei gusti personali dei singoli ascoltatori, il successo è più che meritato, merito di un sound veramente personale e in grado di aggiungere qualcosa di originale al calderone black/death in cui gira molto satanismo ma anche, in certi casi, molta scarsità di idee. La prova col primo full length non aveva però reso onore al loro percorso: il disco in questione risultava un po’ dispersivo e ci faceva venire il sospetto che loro fossero una band che rendeva meglio su uscite di breve durata. Questo nuovo Lese Majesty dimostra quanto appena detto. Uscito per la loro etichetta (la Lightning & Sons) a tre anni di distanza dal debutto, è ben più compatto della release sopra menzionata e ci riporta un gruppo molto più maturo dal punto di vista compositivo. L’iniziale “A Sheperd In Wolven Skin”, con i suoi nove minuti di durata, è un brano fenomenale, il loro migliore dai tempi di quella “Entranced By The Wolfshook” che fece loro conquistare un pubblico vastissimo. È evidente come abbiano cercato degli elementi nei loro pezzi che riuscissero a risultare memorabili, pur con un sound molto caotico e con la forma canzone praticamente inesistente. Lo stesso possiamo infatti dire delle successive “Into The Temple Of Spears” e “Ave Fluvius! Danù Be Praised” (se contiamo che “Æstivation” sembra una “intro allungata”). Specialmente quest’ultima risulta essere molto ben strutturata, con dei passaggi molto evocativi e un finale etereo e sospeso nel vuoto.

Lese Majesty è promosso a pieni voti: a conti fatti, pur non aggiungendo nulla rispetto a quanto i Bölzer avevano già detto nelle loro uscite precedenti, è però molto più godibile, dinamico ed ispirato. Questo vale sia per il lavoro chitarristico di KzR che per le parti di batteria di HzR. Non possiamo ancora sapere come sarà il loro prossimo album vero e proprio e se in futuro riusciranno ad essere ugualmente validi anche su un full length, ma intanto ci godiamo questi quattro pezzi nuovi, constatando come questa sia una delle migliori uscite del 2019.