BLOOD CEREMONY + ADMIRAL SIR CLOUDESLEY SHOVELL + NINELEVEN + WITCHES OF DOOM, 3/6/2017

Blood Ceremony

Roma, Traffic.

Almeno fino a poco tempo fa, soprattutto quando il Sinister Noise era attivo, capitava spesso da queste parti di imbattersi in serate con band pesantemente influenzate dal sound degli anni Settanta, più o meno legate allo stoner. Stasera ci si immerge nuovamente in queste sonorità in occasione della calata romana dei Blood Ceremony, formazione canadese prodotta dalla Rise Above Records che da una decina d’anni è una di quelle più in vista nel revival occult rock, sul quale abbiamo espresso alcune perplessità in occasione della recensione dell’ultima fatica in studio degli Uncle Acid & The Deadbeats.

Ad aprire le danze ci sono i Witches Of Doom, gruppo locale di cui parlammo due anni fa quando suonarono con gli M-Pire of Evil al Closer. Rispetto a quella volta, in cui furono deludenti, sono di gran lunga migliorati e il repertorio proposto è di gran lunga più maturo del precedente. La componente Type O Negative non è scomparsa (e non è un male), ma in qualche modo ha ceduto il passo ad un sound più personale e curato.

Seguono i Nineleven, dei quali abbiamo parlato più di una volta su queste pagine, anche con un’intervista a Luciano Gux, che molti conosceranno per il suo passato grind nelle fila di Tsubo e Buffalo Grillz. Se allora suonava il basso, ora lo ritroviamo in veste di chitarrista con un progetto che mischia doom, sludge e psichedelia, tutto strumentale e con diverse parti con il synth. Stasera hanno eseguito molto materiale tratto dal loro album Uno Sporco Trucco, un concept sulla Prima Guerra Mondiale del quale il nostro Michele Giorgi ci ha parlato molto bene a suo tempo. Personalmente credo che il loro sound sia interessante, ma anche che abbia bisogno di  qualche accorgimento, visto che molte parti col sintetizzatore risultano messe un po’ a caso e dovrebbero essere un po’ riaggiustate.

Dopo di loro è la volta di un altro gruppo Rise Above, gli Admiral Sir Cloudesley Shovell, trio britannico dedito a un hard rock/garage settantiano che riprende a piene mani da Stooges ed MC5. Avrei dovuto vedermeli a un Desertfest, ma se non ricordo male erano in contemporanea con qualche altra band e li saltai. Live risultano essere un po’ più coinvolgenti che su disco, ma ho sempre l’impressione che, come gruppo, non siano niente di che. Hanno il carisma sufficiente per intrattenere gli spettatori, il sound giusto e il look necessario per sembrare credibili (suonano persino col jack a forma di filo del telefono, come si faceva negli anni Sessanta). Peccato che manchino loro i riff e che alla lunga siano veramente monotoni. Gradevoli, ma nulla più.

Cambiano le carte in tavola quando sul palco salgono i Blood Ceremony, dal vivo ancora più coinvolgenti e incisivi che sui loro quattro album. Alia O’ Brien, oltre a cantare e suonare flauto e tastiere alla perfezione, dimostra essere anche una grande frontwoman. Il repertorio di stasera riprende molto dall’ultimo Lords Of Misrule, uscito l’anno scorso, ma vengono eseguiti anche pezzi più vecchi come “Goodbye Gemini”, “Drawing Down The Moon”, “Return To Forever” e “I’m Coming With You”.

Quello di questa sera è stato senz’ombra di dubbio un ottimo show, anche con una discreta affluenza (un Traffic non strapieno, ma con un pubblico molto vivo e partecipe). Abbiamo visto le due facce del revival settantiano: da un lato un trio molto legato alla tradizione, alla fin fine solo discreto, e un quartetto con molta personalità e con un sound mai scontato, sebbene non originale. Entrambi sotto Rise Above Records, che da una decina d’anni ormai non mette quasi più sotto contratto gruppi doom e si sta quasi completamente dedicando a queste sonorità. Scelta rispettabile e sulla quale non c’è nulla da dire. È un peccato però constatare come la band canadese sia un’eccezione in un panorama generale di cloni desolanti che sicuramente senza l’avvento di internet sarebbero rimasti a fare altri generi. Ma a noi di The New Noise interessa la qualità, e per questo vi consigliamo di ascoltare di più i Blood Ceremony e lasciar perdere il resto.