BLAND VARGAR, Perpetual Return

Bland

I Bland Vargar, forti di un solido background e di molti progetti passati e presenti, hanno le radici ben piantate nella scena diy/hc, il che permette loro – con questo Perpetual Return – di offrirci una visione personale del black metal, restando comunque fedeli alla tradizione, ma estrapolando tutto quello che in qualche modo è più vicino alla loro sensibilità e alla loro interpretazione del genere. Il risultato è un vero e proprio tributo alle pulsioni più primordiali e feroci, sul quale s’innesta una potente carica epico/atmosferica. Proprio l’utilizzo di aperture a cavallo tra folk, ambient e persino postcore dà alle composizioni un forte carattere evocativo e immaginifico (occorre pensare alle visioni apocalittiche dei Neurosis o al pathos dei Fall Of Efrafa, ma più per capire le traiettorie della band che per fare paragoni veri e propri). Sono in ogni caso molti gli input che i Bland Vargar sanno convogliare all’interno di questo lavoro, senza per questo incorrere in un fastidioso effetto patchwork, perché curano molto ogni singola parte e sono molto attenti ai dettagli, anche a quelli apparentemente ininfluenti. In realtà, sono proprio queste schegge la vera forza trainante di un album che potrà interessare persone con gusti quanto mai diversi, accomunate però dall’amore per ciò che è oscuro e poco rassicurante. Insomma, porte aperte anche a certe atmosfere plumbee del death/doom inglese e scandinavo, ma anche alle traiettorie vocali di Primordial, Negură Bunget e Vintersorg, tutto al fine di rafforzare il mood e l’impatto di brani che guardano alla vecchia scuola di Ulver, Bathory, Satyricon, Darkthrone e da lì partono per costruire un dedalo di sensazioni cangianti e non sempre strettamente consequenziali, tanto da piazzare più di un colpo di scena e indurre diversi cambi di umore, così da farci distrarre il meno possibile. Se da queste basi i Bland Vargar sapranno tirar su la propria fortezza arroccata sul fiordo, ne ascolteremo delle belle.

Nota a margine: da bravi cronisti segnaliamo che l’artwork è di Costin Chioreanu, un grafico trentenne che per cliente ha il Roadburn Festival e che si è tolto da poco la soddisfazione di illustrare Esoteric Warfare dei Mayhem.