BENEDICTION, Scriptures

Il nuovo album dei Benediction arriva a dodici anni dal precedente Killing Music e, soprattutto, dopo il ritorno in formazione del cantante Dave Ingram, seguito alla decisione di continuare con i suoi studi presa nel 2019 da Dave Hunt (con loro da fine Novanta). Non male come scossone per una band che porta in giro la sua interpretazione del death metal da oltre trenta anni e non ha mai mollato il colpo, seppure con tempistiche alquanto dilatate per quel che concerne la pubblicazione di nuovi dischi, visto che prima di Killing Music era uscito solo Organized Chaos, primo lavoro con Hunt alla voce, nel 2001. Sia come sia, la band di Birmingham è arrivata oggi a realizzare quello che si potrebbe definire uno dei suoi dischi migliori o, perlomeno, un perfetto nuovo capitolo all’interno della sua discografia, visto che Scriptures offre all’ascoltatore un lavoro potente e a fuoco, capace di giocarsi varie carte vincenti e non delude di certo le aspettative dei fan. Il risultato è ottenuto, si direbbe, con estrema naturalezza e senza forzature, grazie alla tipica ricetta in cui influenze heavy e punk si incontrano per dare carattere e profondità al death old school da sempre marchio di fabbrica dei Benediction. Sin dalla prima traccia è facile capire come il gruppo non abbia nessuna intenzione di sedersi sugli allori o mettere in pratica la tattica del catenaccio: parte con un brano potente e veloce dotato della spinta giusta per dare l’incipit ottimale ad un album che non si limita a portare avanti con orgoglio un percorso fatto di coerenza e dedizione ma lo fa con il piglio di chi è ancora lontano ritiro. Certo, si tratta di qualcosa di conservatore nel suo seguire fedelmente un copione privo di colpi di scena e sorprese, perché in fondo questo è ciò che i suoi artefici hanno nel dna e li motiva a suonare dopo tutto questo tempo, eppure non c’è nulla che faccia annoiare o lasci indifferenti: le dodici canzoni picchiano duro e coinvolgono con il loro alternare parti cadenzate e accelerazioni, rabbia urticante e momenti dal mood epico, in quello che è un solido esempio di una “ricetta della nonna” ancora capace di colpire nel segno. Difficile che questo Scriptures possa catapultare la band fuori del suo usuale bacino di utenza, ma di sicuro riuscirà a mantenerne alte le quotazioni e ne consoliderà la reputazione tra i suoi tanti estimatori, il che, a questo punto della sua storia, non era un risultato scontato o su cui scommettere a cuor leggero. Del resto, quando si riesce ancora a donare ai propri pezzi quell’energia tipica della scena death inglese e l’irruenza dei tempi d’oro incuranti del tempo passato e dei capelli grigi, non ci si può stupire che anche chi, come me, non si è mai definito un fan oltranzista finisca per farsi risucchiare all’interno del disco e fatichi non poco a staccarsene. Sembra proprio che questo 2020 sarà ricordato come una annata d’oro per la scena death metal, almeno da chi in questo momento vi sta consigliando caldamente l’ascolto di Scriptures. Bentornato Dave Ingram.

Tracklist

01. Iterations Of I
02. Scriptures In Scarlet
03. The Crooked Man
04. Stormcrow
05. Progenitors Of A New Paradigm
06. Rabid Carnality
07. In Our Hands, The Scars
08. Tear Off These Wings
09. Embrace The Kill
10. Neverwhen
11. The Blight At The End
12. We Are Legion