BAŞAK GÜNAK, Hammâmiye

Luca Giuoco in settembre ha recensito su queste pagine Rewilding, l’ultimo bellissimo album di Başak Günak, musicista, sound-artist di Istanbul residente a Berlino, più nota con l’alias Ah!Kosmos. Parlare oggi di Turchia è evidentemente più necessario che mai, sottolineando quanto anche lei  faccia parte della schiera di musicisti turchi che fin dagli anni Sessanta, solo per fare alcuni nomi, da Tülay German in poi con Grup Yorum, Baba Zula, Sezen Aksu, Gaye Su Akyol, Sine Buyuka/Sinemis, Gökalp K, Grup Ses, Anadol, fino ai Satellites, hanno rivoluzionato la scena artistica turca, dovendo in molti casi lasciare il Paese. Nota a parte per il collettivo Grup Yorum, che nonostante le persecuzioni subite, la distruzione del proprio studio di registrazione, gli arresti e nel 2020 la morte – dopo un interminabile sciopero della fame – di tre dei suoi membri, Helin Bölek, Mustapha Kocak e Ibrahim Gökçek, continua strenuamente a rimanere in Turchia.

Segnaliamo ora Hammâmiye, il nuovo ep uscito in marzo di Başak Günak, musica che trae origine da una installazione audio curata da Aniam de Coster e registrata a Istanbul in un antico hammam, dove, durante un’opera di restauro, inscritto su alcune ceramiche, è stato rinvenuto il testo di una poesia omoerotica persiana, qui interpretato dalla stentorea voce del giovane controtenore tedesco Steve Katona mentre Başak, relazionandosi agli ampi spazi interni dello Zeyrek Hammam, ha enfatizzato tramite un organo ad ancia e un impasto glitch risonante i versi cantati in fārsī da Katona. Mastering finale di Stephan Mathieu per quattro minuti e diciotto secondi in apnea: quando la bellezza è quasi troppa… mentre fuori le strade, dodici anni dopo le proteste di Gezi Park, tornano a bruciare.