AXIOMA, Crown

Mettiamola così: per iniziare correttamente la recensione devo scrivere che al basso e alla voce degli Axioma (Cleveland, Ohio) c’è Aaron Dallison dei Keelhaul. Ok, fatto. Adesso però non voglio che questo sia il perno del discorso. Gli Axioma – che sì, sono piuttosto vecchi e originano da almeno altre 4-5 band – hanno appena pubblicato un signor disco: è questo dato qui che bisogna tener presente.

All’inizio si rimane storditi dalle parti black metal crude e reali, oltre che dalla voce, che non è il classico screaming à la Mayhem-Emperor e compagnia bella, ma un grido lanciato dopo giorni passati a fumare Nazionali, e senza aver bevuto mai un sorso d’acqua. Già così per me sarebbe abbastanza, ma c’è dell’altro: man mano che gli ascolti progrediscono ci si rende conto che Crown non è una semplice vomitata per terra, perché intorno la band ci ha costruito qualcosa, stando attenta all’atmosfera e aggiungendo qualche passaggio mathematico tra una sfuriata e l’altra, tutto questo senza che venga mai meno la cattiveria. Il segreto, insomma, sta nell’equilibrio raggiunto: non è mai nuovo o inedito ciò che si ascolta (alla fin fine sono parecchie le band provenienti dalla galassia hardcore ad aver incorporato il black metal), è solo pensato molto bene. Una delle nove tracce del disco, sempre per dovere di cronaca, è una cover di “Angel” dei Massive Attack, un pezzo stra-famoso la cui parte di chitarra inevitabilmente stuzzica e ha stuzzicato tanti gruppi “rock” (Sepultura fase 2, Dillinger Escape Plan, Leprous…): il testo, oltretutto, prende un significato diverso se messo vicino a quelli firmati dagli Axioma, che – manco a dirlo – hanno a che vedere con il ruolo “sedativo” della religione e più in generale con il potere e il controllo.

Se la musica fosse un campionato (cosa che per fortuna non è) gli Axioma sarebbero l’underdog del 2019.