ATTILIO NOVELLINO, Through Glass

Through Glass

Una delle sorprese del 2012 è Attilio Novellino da Catanzaro, classe 1983, che pubblica Through Glass perla Valeot di Alexandr Vatagin, austriaco che collabora anche assieme ai port-royal, coi quali Attilio è in qualche modo imparentato musicalmente. Origini shoegaze più laptop come principale mezzo per esprimersi, due caratteristiche che lo avvicinano dal punto di vista del sound a giganti come Fennesz e al quasi santo Tim Hecker: Through Glass, infatti, sembra essere uno dei possibili discorsi aperti da An Imaginary Country. Le collaborazioni con altri italiani come Enrico Coniglio, Ennio Mazzon e Alessio Ballerini permettono di declinare senza stravolgere questi suoni espansi, avvicinandoli a soluzioni ambient più classiche come all’elettroacustica. Come spesso accade ascoltando dischi così, le emozioni che si sentono sono contrastanti: talvolta si prova un senso di pace e meraviglia, ma da qualche parte c’è sempre un’ombra di malinconia, se non addirittura – qui in un paio di frangenti – di sconforto. Certo, quando la base è “noise”, è sempre possibile che lo stesso disco possa essere per qualcuno un’esperienza catartica e per un altro una tortura, ma nel caso di questi artisti – che mettono da parte l’enorme componente aggressiva del loro genere – si vive qualcosa di più indefinito (quindi, stando a quello che ci hanno insegnato a scuola, “romantico”). La sfida ora è fare la stessa cosa che a Hecker è riuscita con Fennesz: affrancarsi da eventuali paragoni ingombranti.