ARCTURUS, 2/11/2013

Arcturus

Reggio Emilia, Temporock.

Dopo aver visitato la bellissima Reggio Emilia, che in questi giorni ospita una ben curata mostra su Escher, concludo la giornata avviandomi verso un paesino a nord della città, Gualtieri, nel quale gli Arcturus offrono l’unica data italiana del primo tour dopo la reunion del 2011. Da allora è stato possibile vederli solo sui palchi di grandi festival come l’Inferno, il Brutal Assault o l’Hellfest, quindi questa data è di singolare importanza per chiunque sia un fan della band.

Il viaggio interstellare avrà base al Temporock, più una discoteca che una venue, ma allestita a concerto per l’occasione. L’ingresso è di 25 euro, non servono tessere. I live iniziano per le 21, con i modenesi Artaius, tipico folk-metal con tanto di redhead alla voce e piffero magico. Di band del genere pare ne stiano nascendo come gramigna nei campi e i riff proposti tendono a scadere tutti nel solito ritornello. Si richiamano a immaginari celtici e nordici che il pubblico conosce ormai a memoria, e difficilmente riescono a fare concorrenza ai gruppi più antichi, sia come radici che come musica.

Purtroppo le band di apertura non saliranno mai di livello, e visto il colosso per il quale dovrebbero scaldare la serata, lo stacco qualitativo si noterà ancora di più. Per secondi arrivano i No More Fear, che propongono un death metal rimaneggiato in varie chiavi stilistiche, ma non sembrano così degni di nota: siamo sempre nei pressi di abusi ritmici e melodici ovunque già sentiti.

Una lieve brezza proviene dall’ultima canzone dei Riul Doamnei, una suite che muove verso un black metal sinfonico peraltro un po’ pedissequo, mentre il resto del set non aveva portato nulla di così interessante. Questa metal band di Verona si presenta nerovestita in tonache da prete, leggera sfumatura di eccentricità che non riesce a pareggiare la scarsa inventiva dei pezzi, almeno fino alla fine quando un paio di riff nella chiusura convincono all’ascolto.

Arcturus

La partenza della navicella stellare costruita da Sverd, messa in moto da Hellhammer e guidata da ICS Vortex brucia tutto ciò che abbiamo sentito finora. Sono rari i gruppi, e spesso unici nel loro genere, che perfezionano a tal punto un suono davvero originale. I maestri dell’avant-garde metal sembrano davvero condurre un viaggio fra gli astri più reconditi e non solo grazie al dress-code steampunk, ma più per l’approccio verso gli strumenti, che con i loro improbabili cambi di tempo e virtuosismi, sembrano attivare un complesso labirinto di ingranaggi atto a far continuare questo immaginario. Il decollo è segnato da tre pezzi suonati in successione che subito mi fanno spalancare gli occhi e mi immergono nella totale compattezza del concerto: “Evacuation Code” dall’ultimo Sideshows Symphonies (Season of Mist, 2005), “Ad Absurdum” e “Nightmare Heaven” da The Sham Mirrors (Ad Astra Enterprises, 2002). Senza mai fermarsi, gli Arcturus ci rivelano che hanno intenzione di creare un grande show, grazie a ottima musica e una presenza scenica non raggiungibile da chiunque. Tutti gli album vengono toccati. La voce dei Borknagar ci descrive acuta la via percorsa; Skoll e Knut Magne Valle fanno vibrare le corde in perfetta armonia mentre Hellhammer è nascosto dietro la spaventosa quantità di piatti. La presenza del batterista dei Mayhem è quella che forse si sente di più: la velocità, la precisione, la chiarezza con la quale tocca il suo strumento sono incredibili. In particolare, durante “Hibernation Sickness Complete” la batteria cresce e prende forma fino a diventare protagonista, colpendoci con rullate che tolgono il fiato. Non mancano i numerosi momenti di interazione col pubblico, così partecipe e preparato da lanciarsi in un singalong a ogni testo. Gli Arcturus si dichiarano entusiasti di essere in Italia e di come sta andando la serata, Vortex ci regala una bottiglia di whisky mentre inframezza i pezzi con ringraziamenti e saluti prima dell’atterraggio, che con grande sorpresa avviene sulle note di “Raudt Og Svart”, dal primo Aspera Hiems Symfonia, dedicata a tutti i satanisti old school fra i presenti. Mi sento preso in causa. Si giunge ad Arcturus.

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