APERTURE, Threads

APERTURE, Threads

I fratelli Porcinai – lui principalmente compone, lei scrive il grosso dei testi e li traspone in spoken word – sono gli Aperture, all’esordio per Other Other Recordings (“filiale pop” di Subtext) con Threads, chiuso in un elegante artwork bianco e nero. Uno vorrebbe dire trip hop per via della cadenza ritmica e delle atmosfere, ma questo disco non ha una matrice black music, il che indebolisce anche il paragone con Liquid di Alan Wilder (Recoil, ex Depeche Mode), motivato dalla presenza in entrambi di questo spoken word femminile sensuale e notturno, che in Threads è sempre intimista, su di uno sfondo di spleen ed ennui. Occorre invece parlare della componente ambient dell’album, che si appoggia alla musica concreta per via del ricorso continuo a suoni e rumori della quotidianità (passi, strepiti, il mondo fuori dalla finestra di casa) e che con pochi tocchi di piano, spesso riverberati, costruisce lo scheletro esile di alcuni pezzi. Sorprende come tutto sia già perfettamente funzionante e possa essere percepito come un meccanismo studiato e migliorato per anni, tanto da sembrare a volte poco istintivo (troppo languido per essere vero, troppo sottovoce per essere spontaneo, ma non andrei a spaccare il capello in quattro).