ANTHONY PATERAS, Reise Der Schatten

Ricordo bene la commozione che provai all’ascolto di Errors Of The Human Body di Pateras, colonna sonora di un film di Eron Sheean, ormai una dozzina di anni fa. Quando ho letto di una nuova uscita di Anthony, ancora una volta come commento sonoro di un lungometraggio (questa volta si tratta di Reise Der Schatten dell’artista elvetico Yves Netzhammer), le antenne hanno iniziato a drizzarsi, tanto più che a produrre c’è Hallow Ground, marchio zurighese che non ha ancora praticamente sbagliato un colpo nelle sue produzioni di musica fuori dagli schemi.

Anthony ha sostanzialmente diretto una piccola orchestra variabile in 29 brani, con una strumentazione che prevedeva fiati, archi, percussioni industriali ed orchestrali, registratori e tastiere. Ma, soprattutto, sembra aver donato ai brani del cuore, quello stupido muscolo cardiaco che ritorna anche tra le righe delle immagini del trailer del film, incentrato sull’umanizzazione di esseri artificiali che vanno sperimentando calore ed emozione. Un viaggio nell’ombra che può trasformarci quando meno ce lo aspettiamo, facendo propri scheletri e percorsi noti della cinematografia, dallo scenario western a una sorta di macchiettistica spy-story. È musica che può far sognare, che riecheggia di inizio secolo e allo stesso tempo si lancia nella contemporaneità elettro-acustica, partorita tramite un metallofono costruito dallo svizzero Domenico Melchiorre, al quale si aggiungono man mano tutti gli altri strumenti. Ne salta fuori un disco pieno di sorprese, per le quali le immagini mentali che si affastellano davanti alle nostre palpebre sono vispe e rifinite. Spunti, scene che amplificate potrebbero trascendere il loro ruolo di commento sonoro e prendersi tutto, da una “Assimilation” tonitruante al trittico “Sans Visage”, che pare costruito per un Harry Dean Stanton stanco e lontano.

Alla fine, tristemente, ad affrontarsi sono la morte e una scimmia. Stanche, parche, timorose, a chiudersi in uno splendido silenzio. Forse non abbiamo elementi sufficenti per comprendere tutto questo film, ma di certo ci siamo fatti un’idea dei suoni che o accompagnano, suoni di una delicatezza e bellezza tale da sostenere l’ombra, cercando l’opera di Yves Netzhammer dove possibile.