Angelica Festival, Ndima, Pigmei Aka (30/5/2014)

NDIMA

Bologna, Teatro San Leonardo. Ringraziamo Massimo Golfieri per averci concesso la pubblicazione delle sue foto a corredo di questo articolo.

Eccoci infine all’ultima serata di Angelica che tratteremo su The New Noise, oltre che la penultima del festival. Un vero e proprio saluto in grande stile per l’edizione di quest’anno, una sorpresa senza precedenti, di tale intensità e rarità che verrà proposta due volte nell’arco della stessa giornata, con un sold-out in prevendita.

La tanto attesa performance riguarda il gruppo Ndima (“foresta”), membro della tribù dei pigmei Aka, dal Congo, il cui canto polifonico è entrato ufficialmente nella Lista Unesco dei Tesori Culturali Intangibili dell’Umanità nel 2003. È raro trovarsi di fronte a qualcosa di grandezza espressiva così ampia da rimanere affascinati e trasportati come se si stesse davvero dentro un’esperienza unica. Io sono rimasto incredulo fin dalle prime note vocali uscite da quella che sembrava un’annunciazione paradisiaca.

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Il gruppo è composto da sette tra musicisti e cantanti, ma in realtà la formazione varia per quasi ogni brano. Alcuni pezzi sono cantati a cappella, prima da donne poi da uomini, a volte servendosi solo delle mani per tenere un complessissimo tempo. La ragione di cotanta bravura è da ricercare nel modo di vivere degli Aka, che impregnano le loro giornate di musica, appresa oralmente fin dalla prima infanzia, così da riuscire, come ci dimostrano, ad arrivare a una tecnica complessa e polifonica. Le donne usano anche lo yodel in contesti mai sentiti da me prima d’ora, soprattutto se si pensa a dove siamo abituati a collocare questo tipo di cantato. L’effetto commuove. In particolare i duetti femminili riescono a spingere il pubblico nella più totale concitazione. Di grande livello sono anche due pezzi eseguiti da un uomo, solo, che si serve di mbela e mondoumein, strumenti a corda con i quali si avvicina al pubblico e suona con tutto se stesso un genere celestiale. Tutta questa purezza si sa anche ravvivare grazie a episodi corali, con inserti di mondoumein, mobio (flauto pigmeo) e kundé (arpa arcuata), che creano atmosfere festose, in grado di coinvolgere un pubblico destinato a uscire entusiasta di questa vitale essenza musicale.

Termina qui, per quest’anno, la serie di report dedicati ad Angelica Festival. Forse non ci si aspettava un finale di tale intensità, e soprattutto, dopo la serie di concerti dedicati a elettroacustica, musica concreta, concettuale o astratta, una tale esperienza fisica ha stravolto del tutto il modo di vedere il festival, che ne esce di sicuro arricchito.

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