ANCIENT VVISDOM, 33

Per il loro quarto album, gli Ancient VVisdom vedono i due fratelli Jochum – già in servizio alla corte di Dwid Hellion nei suoi Integrity – affiancati da un nuovo bassista, Connor Metsker, ma non cambiano di molto il loro percorso a livello musicale e men che meno testuale. Aggiunta già dal precedente lavoro l’elettricità ai suoi inni da intonare attorno al falò, la band offre un solido esempio di rock ballad dove energia e melodia si equilibrano per un ascolto piacevole e mai monotono, a tratti più crepuscolare, altre volte più grintoso, ma sempre con un evidente debole per i cori e i motivi in grado di imprimersi in testa sin dal primo minuto.

Non mancano i bei chitarroni acustici e le scorrerie nel Sud, come in “The Great Beast”, che tradisce le origini texane della band (ormai da tempo stabilitasi a Cleveland), né qualche richiamo al migliore Danzig solista dei primi album. Per un attimo si ha la sensazione che gli Ancient VVisdom potrebbero far bella figura come spalla ai Ghost, dei quali sembrano rappresentare una versione meno ruffiana e ben più ruspante, soprattutto ben più legata ai temi di cui canta e di cui si professa seguace, non a caso vanta nella sua discografia una collaborazione con Manson (e non parliamo di Marilyn).

Ecco, se fin qui si poteva pensare a un lavoro piacevole e in fondo rilassante, da ascoltare distrattamente mentre si prepara la cena, basta sbirciare i titoli, i testi e l’immaginario della band per comprendere che se c’è aria di casa, si tratta di quella un film horror e che di rassicurante c’è davvero ben poco.

Tutto si basa e gira intorno al satanismo e a una forte componente rituale che permea queste canzoni dal mood antico. Basti aggiungere che 33 è l’età del cantante Nathan “Opposition” e quella di Gesù quando l’hanno crocifisso per comprendere come il disco acquisti una sorta di aura malevola e sinistra.

Il risultato finale tende all’irresistibile, sempre che non vi metta troppo a disagio.